Cancro al colon, progressione rallentata con la vitamina D ad alto dosaggio



Negli ultimi anni, studi osservazionali hanno dimostrato che i livelli plasmatici elevati di vitamina D sono associati a una sopravvivenza maggiore nei pazienti con tumore del colon-retto. Ora, per la prima volta, uno studio randomizzato, presentato all’ASCO di Chicago, ha dimostrato che la progressione della malattia è rallentata in coloro che assumono integratori di vitamina D ad alto dosaggio.
 
Si tratta dello studio SUNSHINE un trial di fase II dal quale emerge che una supplementazione con vitamina D ad alto dosaggio ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) di circa 2 mesi rispetto a una dose più bassa.
 
Sono stati studiati complessivamente 139 pazienti con tumore del colon-retto metastatico, non trattati in precedenza, tutti sottoposti al trattamento standard con il regime chemioterapico mFOLFOX6 (acido folinico leucovorina, fluorouracile e oxaliplatino) e bevacizumab.
 
SUNSHINE è il primo studio randomizzato sull’utilizzo della vitamina D come terapia per il cancro del colon-retto, ha detto l’autrice principale della ricerca, Kimmie Ng, del Dana Farber Cancer Institute di Boston.
 
“I pazienti sembravano andare meglio se trattati con la vitamina D ad alto dosaggio. Sono veramente entusiasta dei risultati e penso che valga la pena di fare ora uno studio di fase III” ha affermato l’oncologa.
 
Analogo entusiasmo anche da parte di Song Yao. epidemiologo molecolare del Roswell Park Cancer Institute di Buffalo, che ha definito i dati “incredibilmente emozionanti”.
 
Yao ha ricordato che all’ASCO Gastrointestinal Cancers Symposium del 2015 uno studio osservazionale dello stesso gruppo ha dimostrato come pazienti con livelli più alti di vitamina D siano sopravvissuti più a lungo di quelli con livelli più bassi della vitamina e ha rimarcato come ora si abbiano evidenze da uno studio randomizzato.
 
Allyson Ocean, del New York-Presbyterian Hospital/Weill Cornell Medical Center di New York, ha detto di stare già valutando i livelli di vitamina D nei pazienti con un cancro del colon-retto.
 
“Controllo i livelli di vitamina D nei miei pazienti e, quando necessario, prescrivo loro una supplementazione, ma servono ulteriori dati per sapere se occorra cambiare la pratica clinica” ha affermato la professoressa, ribadendo la necessità di fare uno studio di fase III.
 
Nello studio SUNSHINE, nei 69 pazienti trattati con vitamina D ad alto dosaggio la PFS mediana, che era l’endpoint primario del trial, è risultata di 13,1 mesi contro 11,2 mesi nel gruppo dei 70 pazienti trattati con la vitamina a dosaggio più basso, differenza che si traduce in una riduzione del 31% del rischio relativo di progressione nel primo gruppo (HR non aggiustato 0,69; P = 0,04).
 
I pazienti del gruppo trattato con la vitamina D ad alto dosaggio sono stati trattati con una dose di carico di 8000 UI/die di vitamina D3 per via orale per 2 settimane seguita da 4000 UI/die, mentre quelli del gruppo trattato con il basso dosaggio hanno ricevuto una dose standard di vitamina D3 di 400 UI/die.
 
Il follow-up mediano è stato di 16,9 mesi nel gruppo trattato con l’alto dosaggio e 17,9 mesi in quello trattato con l’alto dosaggio.
 
Inoltre, entrambi i gruppi sono stati sottoposti a numerosi cicli di chemioterapia ed entrambi hanno mostrato un’alta compliance alla supplementazione con vitamina D. Anche la distribuzione della localizzazione del tumore primario (destra, sinistra o trasversale) è risultata simile nei due gruppi.
La percentuale di controllo della malattia nel gruppo trattato con l’alto dosaggio è risultata del 96% contro 84 % nel gruppo trattato con il basso dosaggio (P = 0,05).
 
La dose elevata non ha aumentato la tossicità e l’incidenza della diarrea (di grado 3 e 4) è stata addirittura significativamente più bassa nel gruppo trattato con l’alto dosaggio (12% vs 1%; P = .02).
 
I risultati sono ancor più impressionanti se si tiene conto del fatto che c’ero uno squilibrio di base fra i due gruppi che avrebbe dovuto favorire il gruppo trattato con il basso dosaggio: infatti, in questo gruppo i pazienti che avevano il miglior performance status possibile erano il 60% contro solo il 42% nel gruppo trattato con l’alto dosaggio. In altre parole, il gruppo trattato con l’alto dosaggio è andato meglio nonostante fosse in condizioni meno buone rispetto al gruppo di confronto.
 
Inoltre, molti più pazienti nel gruppo trattato con l’alto dosaggio di vitamina D hanno potuto essere sottoposti all’intervento chirurgico dopo la chemioterapia (11 contro sei). Tuttavia, la differenza non è risultata statisticamente significativa (P = 0,19).
 
Tra i 139 pazienti arruolati e che alla fine hanno partecipato al trial, la maggior parte proveniva dal New England e una minoranza era di Nashville (trattata presso la Vanderbilt University). L’esperta invitata a discutere lo studio, Andrea Cercek, del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, ha spiegato che la geografia potrebbe aver giocato un ruolo nei risultati, perché nel New England, ha detto, “c’è un po’ meno sole rispetto ad altre parti dell’America”.
 
Questo ha fatto sorgere dubbi sui livelli preesistenti di vitamina D nei partecipanti allo studio. “Non si sa se i pazienti fossero carenti di vitamina rispetto agli standard statunitensi” ha detto la Cercek.
 
L’oncologa ha anche aggiunto che i risultati di altri studi sugli effetti della supplementazione di vitamina D nei pazienti affetti da un tumore sono contrastanti. Uno studio non ha evidenziato alcuna riduzione del rischio per gli adenomi e un altro ha trovato un risultato negativo, una riduzione della sopravvivenza nei pazienti con cancro alla prostata trattati con integratori di vitamina D.
 
Al di là di queste perplessità, l’esperta ha auspicato che si facciano ulteriori studi è si è detta assolutamente d’accordo coi colleghi sulla necessità di fare uno studio di fase III.
 
K. Ng, et al. SUNSHINE: Randomized double-blind phase II trial of vitamin D supplementation in patients with previously untreated metastatic colorectal cancer. J Clin Oncol 35, 2017 (suppl; abstr 3506).
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