Vitamina D e asma, nuova metanalisi ne ribadisce l’efficacia



La supplemementazione di vitamina D si associa ad un dimezzamento del rischio di insorgenza di attacchi asmatici, causa di visite e ospedalizzazione in Medicina d’Urgenza, stando ad una nuova metanalisi pubblicata su Lancet Respiratory Medicine (1) che sembra suggerire che i soggetti con carenza vitaminica maggiore sono quelli che potrebbero trarre maggior vantaggio dalla supplemementazione.
 
Razionale e disegno dello studio
“L’associazione tra stato vitaminico D e asma è stata postulata da tempo in letteratura: una precedente meta-analisi Cochrane di dati aggregati provenienti da trial clinici randomizzati aveva già documentato la capacità della vitamina D supplemementa di ridurre il tasso di esacerbazioni asmatiche necessitanti di trattamento con CS sistemici in ragione del 37% – ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro”.
Non era chiaro, tuttavia, se questo effetto fosse ristretto esclusivamente a pazienti con ridotti livelli vitaminici D.
 
Di qui la nuova analisi, condotta in base ai dati individuali dei partecipanti ai singoli trial clinici utilizzati allo scopo, individuati grazie ad una ricerca sistematica della letteratura sui principali database bibliografici biomedici (MEDLINE; Embase, Cochrane) di tutti i trial clinici randomizzati e controllati vs. placebo, sull’impiego di colecalciferolo o vitamina D2 in persone asmatiche con storia di esacerbazioni.
 
I dati individuali dei singoli partecipanti ai trial sopra indicati sono stati aggiustati in base all’età e al sesso, e diversamente raggruppati in cluster.
L’outcome primario considerato era rappresentato dall’incidenza di esacerbazioni asmatiche necessitanti di trattamento con CS sistemici.
 
Le successive analisi per sottogruppi si proponevano di determinare se gli effetti della vitamina D sul rischio di esacerbazione asmatica variasseso in base ai livelli basali di 25(OH)D, all’età, al gruppo etnico di appartenenza, al BMI, al regime posologico di somministrazione di vitamina D, all’impiego di CS inalatori (ICS) o ai livelli finali di 25(OH)D.
 
Infine sono state condotte analisi post-hoc per sottogruppi in base al sesso e alla durata dello studio.
 
Risultati principali
Su 483 studi individuati grazie alla ricerca sistematica della letteratura, 8 erano trial clinici randomizzati e, di questi, solo 7 avevano i dati relativi ai singoli partecipanti.
 
Analizzando i risultati, è emerso come la supplemementazione di vitamina D fosse in grado di ridurre il tasso di esacerbazioni asmatiche necessitanti di trattamento con CS sistemici del 37%, considerando tutti i partecipanti degli studi (aIR=0,74; IC95%= 0,56-0,97; p=0,03; 955 partecipanti in sette trial, evidenza clinica di qualità elevata).
 
Solo il 3% dei pazienti supplemementati con vitamina D ha sperimentato almeno un episodio di esacerbazione necessitante di visita o ospedalizzazione in Medicina d’Urgenza, rispetto al 6% dei pazienti trattati con placebo.
 
L’analisi per sottogruppi sulla base del tasso di esacerbazioni asmatiche trattate con CS sistemici ha mostrato che gli effetti protettivi erano osservabili nei partecipanti agli studi con livelli basali di 25(OH)D
 
Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare la meta-analisi, i ricercatori hanno sottolineato come “…l’evidenza di qualità elevata provenienti dai trial clinici randomizzati e controllati vs. placebo suggerisca l’efficacia della supplemementazione di vitamina D nel ridurre il rischio di attacchi asmatici e che la meta-analisi suffraghi (ma non in maniera definitiva) l’ipotesi di un maggior vantaggio della supplemementazione nei soggetti con livelli vitaminici basali più bassi”.
 
Di qui il loro invito a sottopore a test vitaminico D i pazienti asmatici che vanno incontro ad episodi di esacerbazione, finalizzato a sottoporre a supplemementazione vitaminica giornaliera quelli con deficit vitaminico conclamato.
 
Un editoriale di accompagnamento allo studio, pubblicato sullo stesso numero della rivista, invita comunque alla prudenza nella interpretazione di questi risultati (2).
 
Alla base di questo caveat vi sarebbe la presenza di limitazione metodologiche intrinseche alla meta-analisi, quali l’insufficiente potere statistico per determinare se le riduzioni del rischio fossero differenti in modo statisticamente significativo nei soggetti con livelli ridotti o elevati di 25(OH)D.
 
“Di certo – aggiungono gli estensori dell’editoriale – è necessario mettere a punto un trial clinico randomizzato e controllato vs. placebo di potenza statistica adeguata per confermare quanto osservato nella meta-analisi, perchè la magnitudo della riduzione del rischio di esacerbazioni severe con vitamina D non è trascurabile, per quanto non statisticamente significativa”.
 
E’ poi necessario, secondo questi ultimi, mettere a punto anche trial clinici randomizzati che, oltre a determinare l’efficacia della supplemementazione vitaminica D nell’asma, siano in grado di determinare se i livelli vitaminici D o altre caratteristiche abbiano un impatto sulla risposta alla supplemementazione.
 
 
Bibliografia
1) Jolliffe DA, et al “Vitamin D supplementation to prevent asthma exacerbations: a systematic review and meta-analysis of individual participant data” Lancet Respir Med 2017; DOI: 10.1016/S2213-2600(17)30306-5.
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2) Beasley R et al. Vitamin D and asthma: a case to answer. Lancet Respir Med 2017; DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S2213-2600(17)30346-6
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