Asma da inquinamento: vitamina D sembra avere ruolo protettivo



Stando ai risultati di uno studio recentemente pubblicato su The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice, la vitamina D sembra avere un ruolo protettivo nei bambini obesi asmatici residenti in aree urbane ad elevato tasso di inquinamento indoor dell’aria. Lo studio suggerisce come un possibile intervento di ottimizzazione dello status vitaminico D in soggetti pediatrici potrebbe essere utile per ridurre la morbilità asmatica associata a questa tipologia di inquinamento.
 
Razionale e disegno dello studio
I bambini che risiedono in aree urbane sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento indoor dell’aria, in ragione del proporzione significativa di tempo trascorso al chiuso.
 
Profumazioni, fumi di cucina, fumo di sigaretta, sono tutti fattori in grado di indurre un deterioramento dei sintomi dell’asma nei bambini, come il respiro sibilante, un senso di costrizione toracica e la mancanza di respiro.
 
Da tempo è noto come il particolato fine indoor (PM2.5) sia legato all’asma. Sono numerosi, inoltre, gli studi pubblicati che hanno mostrato come i livelli di vitamina D siano importanti nell’asma e in altre condizioni infiammatorie (influenzando positivamente il funzionamento dei pathway anti-ossidanti e immuno-mediati, alterati da queste condizioni), anche se fino ad oggi non era chiaro se lo status vitaminico D fosse in grado di influenzare la suscettibilità agli effetti del PM2.5 indoor.
Di qui il nuovo studio, condotto su 120 scolari di età compresa tra 5 e 12 anni, già affetti da asma e residenti nell’area urbana di Baltimora (Usa). Un terzo dei partecipanti allo studio era anche obeso.
 
I ricercatori hanno sottoposto i piccoli pazienti a valutazione medica iniziale e poi a cadenza trimestrale per 9 mesi. Per ciascuno dei time-point indicati sono state effettuate valutazioni delle concentrazioni indoor di PM2.5 , dei livelli sierici di 25(OH)D e della sintomatologia asmatica. Infine, dopo aggiustamento dei dati per la presenza di fattori confondenti, sono state calcolate le interazioni esistenti tra i livelli di 25(OH)D, la presenza di obesità e la presenza di particolato indoor sulla sintomatologia asmatica.
 
Risultati principali
I bambini dello studio avevano un’età media di 9,7 (2,2) anni e, nella quasi totalità dei casi, di etnia Afro-Americana (95%). L’esposizione media al PM2.5 era pari a 38,2 (42,9) μg/m3, mentre i livelli di 25(OH)D erano pari a 19,1 (7,5) ng/ml.
 
Dalla costruzione dei modelli matematici di interazione è emerso che i maggiori effetti associati al particolato indoor sulla sintomatologia asmatica giornaliera erano limitati ai soli bambini obesi con bassi livelli di vitamina D circolante (odds ratio [OR]PM2,5 = 1,26, P = 0,049 a concentrazioni di vitamina D = 15,5 ng/mL; odds ratio maggiori a concentrazioni di vitamina D <15,5 ng/ml).   Inoltre, nelle case con valori di particolato indoor aumentati, è emerso che la presenza di concentrazioni di vitamina D circolante più elevate si associava ad una riduzione del rischio di sintomatologia asmatica (es: ORVitamin D= 0,87; p= 0,049 a PM2.5= 52,5 μg/m3, effetti protettivi maggiori >52,5 μg/m3) tra i bambini obesi.
 
Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno manifestato la loro sorpresa nel verificare che gli effetti nocivi del particolato indoor sull’asma erano più pronunciati nei bambini obesi.
“Ciò – concludono- suggerisce l’esistenza di un terzo fattore in gioco, l’obesità (accanto ai livelli di particolato indoor e ai livelli di 25(OH)D che potrebbe migliorare la predizione della suscettibilità individuale all’asma”.
 
Bibliografia
Bose S et al. Vitamin D Status Modifies the Response to Indoor Particulate Matter in Obese Urban Children with Asthma. The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice 2019
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