Calcio e vitamina D: per nuova metanalisi l’incremento di rischio CV non c’è



Il ricorso alla supplementazione di calcio e vitamina D non si associa con l’incremento del rischio di ospedalizzazione o della mortalità dopo evento CV ischemico. Questi i risultati di una metanalisi di dati provenienti da un’ampia coorte prospettica di quasi mezzo milione di individui residenti nel Regno Unito, recentemente pubblicata su The Journal of Bone and Mineral Research, che ridimensiona le preoccupazioni insorte dalla lettura dei dati di studi precedenti, di segno opposto, in ragione della robustezza statistica dei dati ottenuti nel nuovo studio.

Razionale dello studio
“La supplementazione di calcio, in presenza o assenza di vitamina D, è ampiamente utilizzata in clinica, in particolare nell’anziano residente in comunità protette – ricordano gli autori nell’introduzione al lavoro – in quanto in grado di avere un certo impatto nella riduzione del rischio di nuove fratture di fragilità. Inoltre, la supplementazione di calcio e vitamina D è somministrata, come misura di routine, in aggiunta ai farmaci utilizzati nell’osteoporosi, per sopperire alla loro mancanza”.

“La prassi della supplementazione di calcio, da solo o in associazione alla vitamina D – continuano i ricercatori – è stata vista come estremamente sicura, al di là del riscontro di eventi avversi GI e di un lieve incremento del rischio di calcolosi renali, fino alla pubblicazione di uno studio sul BMJ nel 2008 che aveva documentato un incremento del rischio di infarto del miocardio a seguito della supplementazione con calcio in donne anziane”.

Da allora si sono susseguite metanalisi di dati e rianalisi dei trial WHI, condotte dallo stesso gruppo di ricerca, che avevano dimostrato l’esistenza di associazioni modeste tra calcio, da solo o in associazione con vitamina D, supplementazione e innalzamento del rischio di infarto del miocardio e non di mortalità CV.

Per contro, in altre metanalisi, non sono state documentate associazioni significative tra la supplementazione di calcio e di vitamina D e gli outcome cardiaci (eccezion fatta per una sottoanalisi che aveva suggerito un incremento del rischio di infarto del miocardio in soggetti sottoposti a supplementazione di calcio da solo.
Da ultimo, anche i dati provenienti da coorti osservazionale avevano dato risultati contrastanti.

La novità della nuova meta-analisi
Analizzando sia i dati degli studi di intervento che quelli provenienti da studi osservazionali, è emersa l’esistenza di un’eterogeneità sostanziale tra le definizioni di esposizione e di outcome, come pure una sostanziale assenza di evidenze relative agli effetti della supplementazione sul sesso maschile. Di qui il nuovo studio di meta-analisi, che valutato le associazioni esistenti, specifiche in base al genere, tra la supplementazione di calcio e/o vitamina D e il rischio di ospedalizzazione per cardiopatia ischemica o di mortalità successiva, utilizzando come base di dati quelli relativi ad una coorte di popolazione davvero molto ampia, di ambo i sessi, con valutazione sia dell’esposizione al trattamento che degli outcome. L’ampia coorte di popolazione ha consentito, inoltre, di studiare la possibilità di variazioni delle associazioni sopra menzionate in base ai fattori di rischio CV iniziali.

Disegno dello studio e risultati principali
La coorte di individui considerata nello studio (UK Biobank) includevaa 502.637 individui di ambo i sessi, di età compresa tra i 40 e i 69 anni al momento del reclutamento. I dati relativi alla supplementazione con calcio/vitamina D erano riferiti direttamente dai partecipanti allo studio, mentre le informazioni relative all’incidenza di ospedalizzazioni per cardiopatia ischemica, infarto del miocardio e mortalità sono state ottenute mediante linkage ai registri nazionali.

I ricercatori hanno fatto ricorso a modelli proporzionali del rischio di Cox per studiare longitudinalmente le relazioni esistenti tra la supplementazione di calcio/vitamina D e le ospedalizzazioni nei due sessi, dopo aggiustamento per covariate.

Risultati principali
Sul totale degli individui reclutati nello studio, erano noti i dati completi sulla supplementazione di calcio/vitamina D relativi a 475.255 soggetti, aventi un’età mediana di 58, con una leggera prevalenza di donne (55,8%). Di questi, 33.437 avevano assunto supplementazioni di solo calcio, 19.089 di vitamina D e 10.007 di calcio e vitamina D.

I risultati delle analisi grezze e di quelle corrette per covariate hanno mostrato, in entrambi i casi, l’assenza di associazione tra l’impiego di supplementazioni di calcio e il rischio di ospedalizzazione da cardiopatia ischemica, infarto del miocardio o mortalità successiva.

Ad esempio, nei modelli non aggiustati, l’hazard ratio (HR) di ospedalizzazione per infarto del miocardio è stato pari a 0,86 nelle donne che assumevano supplementazioni di vitamina D da sola e a 0,62 in quelle sottoposte a supplementazione di calcio e vitamina D. I valori di HR corrispondenti nel sesso maschile sono stati pari, invece, a 1,08 (NS) e a 0,96, rispettivamente.

Dopo aggiustamento dei dati, i valori di HR sono stati pari a 0,77 e a 0,54, rispettivamente, nel sesso femminile, e a 1,08 e a 1,31 (NS) in quello maschile.

Al contrario, i ricercatori non ha documentato l’esistenza di associazioni con la mortalità e, nel sesso femminile, l’ulteriore aggiustamento dei dati in base all’assunzione della terapia di sostituzione ormonale non ha introdotto alterazioni del risultato.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come i dati dello studio siano i primi ad essere stati estrapolati da una corte di individui molto ampia di ambo i sessi, mentre gli studi precedenti si erano focalizzati prevalentemente sul sesso femminile. Inoltre, i dati di questo studio sono i primi ad avere analizzato le associazioni sopra citate in una coorte ampia di individui nella quale erano stati definiti in maniera uniforme tempi di esposizione ed outcome da valutare.

“Per quanto – concludono i ricercatori – le scoperte dello studio non possano essere considerate assolutamente definitive rispetto a quelle che potrebbero scaturire da un trial di intervento, tali risultati sugli outcome CV sono rassicuranti, almeno nel range di età preso in considerazione. Sono necessari, pertanto, studi ulteriori che verifichino se la mancanza delle associazioni tra supplementazione di calcio e vitamina D con gli outcome CV persista anche in età avanzata”.

Bibliografia
Harvey NC et al. Calcium and Vitamin D Supplementation Are Not Associated With Risk of Incident Ischemic Cardiac Events or Death: Findings From the UK Biobank Cohort. JBMR 2018; e-pub ahead-of-print
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