Carenza di vitamina D e depressione: accertata esistenza associazione



Un nuovo studio irlandese che ha utilizzato i dati di TILDA (the Irish Longitudinal Study on Ageing) ha dimostrato per la prima volta come, in quel paese, la carenza di vitamina D sia risultata associata ad un incremento sostanziale del rischio di depressione (+75%) nel corso di un quadriennio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Journal of Post-Acute and Long-Term Care Medicine (JAMDA).
 
Razionale e obiettivi dello studio
La depressione in tarda età può ridurre in modo significativo la qualità della vita delle persone che ne sono affette e rappresenta un potente fattore di rischio di declino funzionale, ricovero in strutture sanitarie protette e morte precoce, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.
 
In ragione della natura complessa della depressione, compreso il fatto che la maggior parte degli adulti anziani non riceve diagnosi di malattia, la prevezione rappresenta un must sanitario e, pertanto, diventa cruciale l’identificazione di fattori di rischio modificabili.
 
La vitamina D, come è noto, è essenziale per la salute metabolica dell’osso, come pure per altre condizioni extra-scheletriche, quali l’infiammazione e il diabete.
 
Finora, studi di piccole dimensioni avevano già documentato l’esistenza di un’associazione tra la vitamina D e la depressione. Tuttavia, un numero limitato di questi studi aveva seguito le persone affette da depressione nel tempo, mentre altri non avevano tenuto conto di altri fattori concomitanti in grado di influenzarne l’insorgenza.
 
Osservazioni precedenti condotte dalla stessa equipe di ricerca coinvolta nello studio TILDA avevano mostrato come un irlandese anziano su 8 fosse carente di vitamina D.
Di qui la nuova analisi dei dati dello studio TILDA, volta a studiare i legami esistenti tra la vitamina D e la depressione in irlandesi adulti anziani e a riesaminarne le condizioni di salute a distanza di 4 anni, al fine di verificare se lo status vitaminico D avesse influenzato il rischio di insorgenza di depressione.
 
Risultati principali
I ricercatori hanno osservato che:
• La condizione di deficit vitaminico D era associata ad un incremento del 75% del rischio di sviluppare depressione dopo 4 anni
 
• L’associazione sopra descritta non era alterata anche dopo aggiustamento dei dati in base ad un ampio spettro di fattori rilevanti quali la presenza di sintomatologia depressiva, lo svolgimento di attività fisica e la presenza di malattia CV
 
• Anche l’esclusione dei partecipanti allo studio in trattamento con antidepressivi o soggetti a supplementazione vitaminica D non ha modificato i risultati sopra ottenuti
 
Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno suggerito che i risultati ottenuti potrebbero essere dovuti all’effetto potenziale diretto della vitamina D sul tessuto nervoso. In ragione dell’esistenza di variazioni cerebrali strutturali e funzionali, osservate nella depressione dell’anziano, i ricercatori hanno ipotizzato che la vitamina D potrebbe avere un ruolo protettivo nell’attenuare gli esiti negativi di queste alterazioni.
 
Inoltre, hanno ricordato l’esistenza di altri studi che hanno documentato come lo status vitaminico D possa essere legato a condizioni neurodegenerative come la demenza, il Parkinson e la sclerosi multipla.
 
I risultati dello studio sono clinicamente intriganti in quanto è possibile modificare in modo relativamente semplice ed economico lo status vitaminico D, grazie alla supplementazione vitaminica.
 
I ricercatori hanno anche sottolineato di aver trovato sorprendente che la condizione di carenza di vitamina D rappresentasse il fattore principale in grado di influenzare l’insorgenza di depressione, anche dopo aggiustamento dei dati per altre variabili confondenti. Ciò è di particolare rilevanza per il paese dove lo studio è stato condotto, l’Irlanda, nel quale un anziano adulto su 8 risulta affetto da ipovitaminosi D durante la stagione estiva (1 su 4 durante quella invernale) e tenendo presente che solo l’8% degli irlandesi anziani assume supplementazioni di vitamina D.
 
“I risultati dello studio – concludono i ricercatori – suggeriscono, pertanto, la possibilità di poter arrestare lo sviluppo di depressione senile mediante uno status vitaminico D appropriato (…). Resta da capire, mediante allestimento di studi di intervento ad hoc, se la relazione accertata sia meramente casuale od esista una relazione causa-effetto che possa giustificare il ricorso alla supplementazione vitaminica”.
 
Bibliografia
Briggs R et al. Vitamin D Deficiency Is Associated With an Increased Likelihood of Incident Depression in Community-Dwelling Older Adults. Journal of the American Medical Directors Association, 2018; DOI: 10.1016/j.jamda.2018.10.006
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