Confermata la carenza di vitamina D nelle malattie neuromuscolari



Prende sempre più campo la consapevolezza di una elevata prevalenza di carenza di vitamina D nelle malattie neuromuscolari. È quanto è emerso nel 61° meeting dell’American Association of Neuromuscular & Electrodiagnostic Medicine (Aanem), tenutosi dal 29 ottobre all’1 novembre a Savannah, in Georgia.

Lo studio, intitolato ” Sorprendente prevalenza della carenza significativa di vitamina D nelle malattie cliniche neuromuscolari nella Pennsylvania centrale”, è stato condotto dal dottor Sankar Bandyopadhyay, MD di Penn State Hershey Neurology a Hershey, in Pennsylvania, e dal dottor Sol Dejesus, MD, membro della Neurologia presso l’Università della Florida Health Center for Movement Disorders & Neurorestoration a Gainesville, in Florida, e medico presso la Penn State Hershey center.

Il meeting annuale dell’Aanem è il primo evento incentrato sulla diagnosi e sul trattamento delle malattie neuromuscolari e sulla medicina elettrodiagnostica .

“Il lavoro precedente ha mostrato che la carenza di vitamina D è abbastanza comune in alcuni disturbi neurologici come la sclerosi multipla, la miastenia gravis e il morbo di Parkinson. Questo studio è preoccupante poiché suggerisce che questa condizione potrebbe essere prevalente anche in altre condizioni neuromuscolari” ha detto in un comunicato la dottoressa Ileana Howard membro dell’AANEM News Science Editorial.

I dottori Bandyopadhyay e Dejesus fanno notare che nonostante quello che viene riportato, anche se sporadico, la carenza di vitamina D in varie condizioni di indebolimento e di dolore come il morbo di Crohn, la fibromialgia, il morbo di Parkinson, la gravidanza e la miastenia gravis, non viene routinariamente ricercata e non è ancora una pratica clinica standardizzata, anche se esiste un trattamento efficace.

L’obiettivo di questo studio era di determinare la prevalenza della carenza di vitamina D tra i pazienti visitati nelle cliniche neuromuscolari nell’istituto accademico della Pennsylvania in autunno e in inverno.

L’analisi retrospettiva dei dati, dal pool di dati neuromuscolari, è stato fatto per i pazienti visitati in maniera randomizzata in autunno e in inverno dal primo autore, con la vitamina D abitualmente ordinata per debolezza, malessere o dolore.

I coautori hanno segnalato che tutti questi pazienti avevano una diagnosi clinica neuromuscolare, con carenza di vitamina D definita come livello del 25(OH)D3 <30 ng/ml. I ricercatori hanno scoperto che su 50 pazienti, 24 erano al di sotto di 30 ng/ml (carente: 48%), 3 presentavano livelli uguali a 30 ng/ml (borderline: 6%), 16 erano tra 30 e 40 ng/ml (livelli tra bassi e normali: 32%), e solo 7 erano al di sopra di 40 ng/ml (livelli normali: 14%). Un livello di grave carenza, al di sotto di 20 ng/ml, è stato osservato in 11 campioni di sangue (22%). I dottori Bandyopadhyay e Dejesus concludono che sebbene la vitamina D, prodotta dal nostro organismo quando esponiamo la pelle alla luce solare, possa essere più bassa in autunno e in inverno, sono stati osservati livelli significativamente più bassi (p> 0,001) tra i pazienti visitati in maniera randomizzata nelle loro cliniche neuromuscolari.

Gli stessi ricercatori suggeriscono che varrebbe la pena effettuare degli studi caso-controllo su pazienti con malattie neuromuscolari valutando anche le influenze stagionali.

L’impatto della carenza di vitamina D e la sua supplementazione deve ancora essere esplorata in diverse condizioni neurologiche, ma è stato suggerito da diversi ricercatori e in numerosi studi una supplementazione di vitamina D in quanto sembra possa migliorare la funzione nei pazienti anziani fragili a rischio di cadute, così anche come negli individui affetti da miastenia gravis e dal Parkinson.

“Mentre la connessione tra carenza di vitamina D e la malattia neurologica è verosimilmente complessa e non ancora pienamente compresa, questo studio potrebbe indurre il medico a prendere in considerazione il controllo dei livelli ematici di vitamina D nei pazienti con condizioni neurologiche e, di conseguenza, ridurre tale carenza supplementandoli quando necessario”, ha affermato la dottoressa Howard.

Monica Guarini