Deficit vitamina D: a quali sintomi bisogna prestare attenzione?



Non sarà la panacea di tutti i mali, ma la vitamina D, lo si sa da tempo, è considerata uno dei fattori determinanti associato a svariate patologie.

Quali sono le manifestazioni più eclatanti del deficit vitaminico D? Senza dubbio, in presenza di una situazione carenziale prolungata e severa, le rickettsie durante l’infanzia, causa di ritardi di crescita e di deformità scheletriche visibili.

Oggi, per fortuna, le rickettsie sono relativamente rare da noi, anche se nella popolazione immigrata, esistono ancora delle sacche di resistenza di questa patologia.

Ciò nonostante, è possibile rilevare anche alle nostre latitudini percentuali elevate di prevalenza di ipovitaminosi D, con conseguenze serie sullo stato di salute generale, essendo stato accertato il legame di questo deficit vitaminico ad altre condizioni quali l’osteoporosi, le malattie cardiache, il diabete, le malattie autoimmuni, l’ipertensione e la presenza di outcome sfavorevoli legati alla gravidanza.

I sintomi dell’ipovitaminosi D non sono facili da diagnosticare: possono essere di entità assai limitata o del tutto assenti nelle prime fasi di instaurazione di questa situazione carenziale.

Come è possibile, allora, ipotizzare una condizione di questo tipo? Ecco di seguito un elenco dei 15 segni che non andrebbero sottovalutati nella diagnosi di un’ipovitaminosi D.

  1. Astenia muscolare: Può essere mascherata per mesi da fatigue generalizzata; con il peggioramenteo del deficit vitaminico, la sintomatologia astenica muscolare diventa più marcata ed è difficile da ignorare.
  2. Dolore osseo: In uno studio USA, condotto su 150 pazienti visitati per un dolore muscolo-scheletrico persistente, è emerso che, nel 93% dei casi, erano presenti livelli di vitamina D uguali o inferiori a 20 ng/mL, un livello considerato deficitario dalla maggior parte degli esperti. In condizioni fisiologiche, in età adulta le ossa non si accrescono ulteriormente mentre si ha un costante rimpiazzo di nuova sostanza ossea che rimpiazza quella vecchia. La presenza di deficit severo di vitamina D interferisce con tale processo, portando ad una condizione di assottigliamento delle ossa, nota come osteomalacia, che causa dolore e aumenta il rischio di osteoporosi.

La mancata esposizione alla luce solare e il mancato consumo di prodotti caseari può portare a dolore osseo. Questa tipologia di dolore è difficile da distinguere dal dolore muscolare o articolare, ma generalmente si manifesta come un dolore fisico che non è confinato in un’area precisa del corpo.

Ciò detto, esistono alcuni indicatori che possono aiutare a discriminare il dolore osseo da quello muscolare:  quello muscolare è solitamente localizzato in un punto ed è esacerbato dal movimento o dall’attività fisica. Il dolore osseo, invece, è più ampio e profondo.

  1. Problemi respiratori costanti: stando ad alcuni studi, la vitamina D potrebbe aiutare a difenderci dalle malattie respiratorie, e questo sarebbe vero soprattutto nel corso dell’infanzia. In presenza di asma pediatrico severo, infatti, sembrano esservi alcuni dati a favore di un incremento dell’apporto di vitamina D.
  2. Sudorazione al capo: Alcuni anni fa era prassi dei medici chiedere alle neomamme se i loro piccoli fossero affetti da sudorazione eccessiva. Ciò potrebbe essere un segno molto precoce di deficit vitaminico D nel bambino. Se le donne allattano, potrebbe essere utile, allora, consumare cibi maggiormente ricchi di vitamina D o somministrare gocce di vitamina D, in associazione al regime alimentare, per essere sicuri che il bambino abbia livelli sufficienti di vitamina D.

Tra gli alimenti contenenti più vitamina D abbiamo i pesci grassi, il succo d’arancia, il latte di soia e alcuni cereali. Non vanno trascurati i prodotti caseari, come i formaggi, che sono ricchi di vitamina D.

Bisogna inoltre abbandonare l’idea che la sudorazione eccessiva al capo sia limitata solo ai bambini: in presenza di sudorazione anormale in condizioni che non dovrebbero normalmente scatenarne l’insorgenza, è buona norma parlarne con il proprio medico.

  1. Depressione: Come è noto, il sole si associa al buonumore. La vitamina D è spesso detta anche vitamina del solo perchè è l’irraggiamento solare che la fotoattiva a livello cutaneo. E’ da tempo noto come il risiedere in luoghi dove l’esposizione solare è ridotta possa avere un’influenza “devastante” sull’umore. La vitamina D sarebbe in grado, stando ad alcuni studi, di agevolare la produzione di serotonina, un’ammina derivata dal triptofano che influenza positivamente la nostra sensazione di felicità. Alcuni studi, infine, hanno legato bassi livelli di vitamina D con episodi di depressione.
  2. Infertilità. Un recente studio suggerisce che il deficit vitaminico D potrebbe giocare un ruolo nello sviluppo della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), una delle cause principali di infertilità femminile.
  3. Infezioni croniche: è noto che la vitamina D ha un effetto su più di 2.000 geni dell’organismo umano, per cui non è sorprendente immaginare che la robustezza della nostra risposta immunitaria alle infezioni sia anche legata alla quantità di vitamina D presente. In presenza di quantità sufficienti, il sistema immunitario funziona a dovere ed è in grado di difenderci da infezioni e malattie.
  4. Malattia Cardiovascolare: stando ad una nutrita letteratura, il deficit vitaminico D sembra essere associato ad insorgenza di scompenso cardiaco congestizio.
  5. Psoriasi: spesso esacerbata dallo stress (sfortunatamente, l’essere affetti da psoriasi può predisporre anche direttamente all’insorgenza di stress), è una condizione che non sempre è risultata associata a mancanza di vitamina D, anche se ad essa si ricorre comunque durante il trattamento farmacologico specifico. Ad ogni modo, è stato dimostrato che una sindrome vitaminica carenziale rende più difficile per l’organismo il compito di difendersi dalla psoriasi.
  6. Dolore cronico: la presenza di questa condizione potrebbe essere in parte dovuta a deficit di vitamina D. Il link è stato scoperto solo recentemente e gli ultimi studi hanno suggerito come bassi livelli di questa vitamina siano in grado di aumentare le possibilità che un individuo soffra di dolore cronico. Esistono anche osservazioni preliminari che sembrerebbero suggerire un ruolo della supplementazione vitaminica nell’alleviare la sintomatologia.
  7. Stanchezza generale: la vitamina D rappresenta, per l’organismo, una delle possibili fonti di creazione di energia metabolica. Senza di essa è possibile sperimentare una sensazione di astenia per buona parte del giorno.
  8. Ipertensione: l’università di Harward ha recentemente condotto una review degli studi, condotto in numerose coorti di individui, che hanno stabilito l’esistenza di un’associazione tra l’innalzamente del rischio di molteplici outcome di salute (malattie CV e ipertensione) con il deficit di vitamina D. Un altro studio, pubblicato su Circulation nel 2015, ha considerato la disponibilità della supplementazione vitaminica come un trattamento a tutti gli effetti dei pazienti con ipertensione e pre-ipertensione.
  9. Irritabilità: come è già stato ricordato per la depressione, la vitamina D influenza i livelli di serotonina a livello cerebrale, il neurotransmittore che influenza l’umore. La condizione di irritabilità potrebbe essere dovuta, in modo analogo, alla mancata produzione di quantità adeguate di serotonina. La vitamina D sarebbe in grado di agevolare la produzione di serotonina. In presenza di irritabilità, potrebbe essere un’idea rivolgersi al proprio medico per testare lo status vitaminico D e, rilevata l’esistenza di una condizione carenziale,                             provvedere a ristabilire quantità sufficienti di vitamina D tramite l’irraggiamento solare o l’assunzione di cibi ricchi di questa vitamina.
  10. Nefropatia cronica: I reni sono importanti per rimuovere le scorie nocive dal sangue. Quando non funzionano correttamente, possono esporre l’organismo a problemi seri di salute. La ricerca medica ha recentemente stabilito una connessione tra la salute renale e quella CV ed ha documentato, in via preliminare, come la vitamina D possa dare benefici alla salute dei reni. Man mano che si invecchia, però, i reni non sono più fisiologicamente così efficienti nel regolare il bilancio tra i vari metaboliti della vitamina. Di qui l’invito a consumare cibi ricchi di questa vitamina.
  11. Endurance ridotta: vale per gli atleti il suggerimento di verificare la presenza di ipovitaminosi D in caso di endurance ridotta, essendo ormai stato chiarito il ruolo della vitamina D anche nella produzione di energia.

 Come calcolare il rischio di ipovitaminosi D?

In presenza di uno o più segni sospetti di ipovitaminosi D è possibile rafforzare il sospetto diagnostico, prima di ricorrere al test ematico, valutando il rischio personale di ipovitaminosi D con un questionario appositamente validato allo scopo, riportato sul nostro sito all’indirizzo seguente:

http://vitaminad.it/scopri-se-hai-poca-vitamina-d/

 

Se le risposte al questionario suggeriscono un rischio elevato di ipovitaminosi D, a questo punto è consigliabile parlarne con il proprio medico che dovrebbe verificare la carenza vitaminica con il dosaggio della vitamina D presente nel sangue: 25(OH)D.