Girovita “generoso” e ipovitaminosi D, c’è relazione?



Stando ad uno studio recentemente presentato a Barcellona, in occasione del meeting annuale ECE (the European Society of Endocrinology), “maniglie dell’amore” generose si associano, in soggetti in sovrappeso, a livelli più ridotti di vitamina D circolante. Ciò suggerisce l’opportunità di ricorrere a test per la valutazione dei livelli vitaminici in questi individui.

Obesità e vitamina D: le prove di esistenza di associazione
Come è noto, l’obesità è una condizione globale che si stima sia causa di 2,8 milioni di morti ogni anno. La condizione di ipovitaminosi D, d’altro canto, è tipicamente associata ad alterazioni della salute dell’osso, anche se negli ultimi anni è stata legata anche a rischi maggiori di insorgenza di infezioni a carico del tratto respiratorio, malattie auto-immuni e patologie CV.

“L’ipovitaminosi D quindi – continuano i ricercatori nell’abstract del lavoro presentato al congresso – potrebbe dar luogo all’insorgenza di un ampio spettro di eventi avversi, anche se sono necessari più studi in grado di confermare gli effetti extra-scheletrici della vitamina”.

In letteratura esistono già documentazioni di un possibile legame tra l’ipovitaminosi D e l’obesità; non erano ancora chiari, invece, fino ad ora, le relazioni esistenti tra l’ipovitaminosi D e la tipologia e la localizzazione del grasso corporeo.

Lo studio, condotto da ricercatori olandesi, si è proposto di esaminare la relazione tra il grasso totale corporeo e quello addominale, misurato tra i partecipanti al the Netherlands Epidemiology of Obesity study e i livelli circolanti di vitamina D.

Distribuzione grasso corporeo e livelli vitamina D sono correlati, con lievi differenze in base al sesso
Dopo aggiustamento dei dati in base ad un certo numeri di possibili fattori di influenza (malattia cronica, assunzione alcol e livelli attività fisica) i ricercatori hanno scoperto che i livelli di adipe totale corporeo e di grasso addominale erano associati a livelli più bassi di vitamina D nel sesso femminile, per quanto l’impatto del grasso addominale sia stato più forte.
Negli uomini, invece, sia il grasso addominale che quello epatico sono risultati associati a livelli più bassi di vitamina D.
In tutti i casi, maggiore era la distribuzione di grasso sulla pancia, più bassi erano i livelli circolanti di vitamina D ,misurati.

Cosa ci insegna questo studio?
“Per quanto il lavoro non abbia misurato specificamente la condizione di deficit vitaminico D – spiegano i ricercatori – la forte relazione documentata tra livelli crescenti di grasso addominale e livelli più bassi di vitamina D suggerisce che, negli individui con la pancetta, il rischio di andare incontro a deficit vitaminico è maggiore, per cui dovrebbero essere preferibilmente sottoposti a test della vitamina D”.

“In ragione della natura osservazionale dello studio – concludono – non possiamo trarre una conclusione certa sulla natura dell’associazione obesità-ipovitaminosi D: è la mancanza di vitamina D a predisporre gli individui all’accumulo di grasso o sono i maggiori depositi di grasso a ridurre i livelli circolanti di vitamina D (NdR: la vitamina D è liposolubile)?”.
Ciò detto, e in attesa di conferme provenienti da studi di intervento, la forte associazione dimostrata dallo studio suggerisce un possibile ruolo della vitamina D nella formazioni di depositi e nella funzione del grasso addominale.

Bibliografia
OC6.5
Associations of different body fat deposits with serum 25-hydroxyvitamin D concentrations