Gonartrosi, vitamina D e K non dovrebbero mancare per osservare miglioramento



La combinazione di concentrazioni sieriche sufficienti di vitamina K e di vitamina D sembra associarsi ad un miglioramento della funzionalità degli arti inferiori in due coorti di pazienti affetti da gonartrosi, a suggerire un beneficio della supplementazione combinata delle due vitamine (da confermare in trial clinici ad hoc), beneficio che invece si perde con la sola supplementazione vitaminica D.
Questi i risultati di uno studio recentemente pubblicato su Arthritis Care & Research.
 
Razionale e disegno dello studio
Mentre alcuni dati epidemiologici presenti in letteratura hanno suggerito come l’ipovitaminosi D si associ ad una decisa progressione dell’osteoartrosi radiografica, la maggior parte dei trial sull’impiego di supplementazioni di vitamina D nella gonartrosi non sono state in grado di documentare un miglioramento degli outcome strutturali o funzionali.
 
Di qui l’attenzione della ricerca a valutare un possibile effetto della co-supplementazione di vitamina K e di vitamina D in ragione del fatto che le due vitamine sono legate funzionalmente tra loro, dal momento che l’espressione delle proteine vitamina K-dipendenti nei tessuti articolari richiedono la forma attiva di vitamina D.
 
A tal scopo, i ricercatori, utilizzando una singola misura, hanno valutato la condizione basale di sufficienza vitaminica K e D (livelli circolanti nel sangue di fillochinone/25-idrossivitamina D) e la funzione degli arti inferiori nella coorte Health ABC (the Health, Aging Body Composition Knee OA Sub-study) e, successivamente, replicato l’analisi nell’OAI (the Osteoarthritis Initiative Study).
 
I 1.069 partecipanti allo studio Health ABC avevano un’età media approssimativa di 75 anni e più del 60% di questi era di sesso femminile.
La funzione degli arti inferiori dei pazienti è stata valutata in base al test SPPB (the Short Physical Performance Battery) e al test di sprint sui 20 metri.
 
L’assunzione alimentare di entrambe le vitamine è stata valutata in base al questionario the Block Brief 2000 Food Frequency Questionnaire.
La condizione di sufficienza vitaminica K è stata fissata sulla base dei valori raccomandati IOM pari a ≥90 mcg/die per le donne e ≥120 mcg/die per gli uomini. Quella di sufficienza vitaminica D è stata posta, invece, a ≥600 IU/die per uomini e donne di età Lo studio prevedeva la valutazione della vitamina D di origine alimentare o tramite supplementazione, mentre si è limitato alla sola valutazione dei livelli alimentari di vitamina K.
Nello studio Health ABC, i partecipanti con livelli adeguati di entrambe le vitamine erano in prevalenza di sesso maschile e di etnia. Caucasica. Nei 4,475 partecipanti dello studio OAI, invece, quelli che riportavano livelli di assunzione sufficienti di entrambi i nutrienti erano in prevalenza di sesso femminile e/o di etnia Caucasica.
 
Nei partecipanti a quest’ultimo studio, con i livelli più bassi di entrambi i nutrienti, il punteggio medio Health Eating Index era pari a 66, mentre in quelli con i livelli combinati di entrambe le vitamine più elevati il punteggio è salito a 71.
 
Analizzando i livelli vitaminici in base al livello di istruzione, solo un paziente su 4 con livello di istruzione inferiore assumeva le vitamine al top, mentre il 44% di quelli con assunzione elevata di entrambi i nutrienti aveva condizioni di istruzione superiori.
 
Risultati principali
I partecipanti allo studio Health ABC con livelli plasmatici sufficienti di vitamina K (≥1,0 nmol/L) e di 25(OH)D (≥50 nmol/ L) hanno riportato migliori punteggi SPPB e Health ABC-PPB nonché velocità di sprint sui 20 metri superiori, sia all’inizio dello studio che dopo 4-5 anni di follow-up (p<0,002).
 
Quanto alla coorte di pazienti dello studio OAI, un’assunzione vitaminica combinata sufficiente è risultata correlata con performance migliori al test dello sprint nel corso del follow-up (p<0,029). L’effetto di uno status vitaminico D e K più elevato sulla funzionalità degli arti inferiori è risultato additivo. Per esempio, nello studio Health ABC, i soggetti con livelli circolanti di fillochinone >1 nmol/L combinati con livelli di 25(OH)D>50 nmol/L avevano una velocità, in media, 0,04-0,07 m/s superiore rispetto a quelli con valori di fillochinone Nel test della deambulazione sui 400 metri (the Health ABC 400-meter walk test), i livelli circolanti combinati non sono risultati significativamente associati con il tempo di completamento dell’esercizio in coloro che l’avevano portato a termine o con l’abilità di portare a termine l’esercizio al basale.
 
Analizzando separatamente ciascuno dei due nutrienti, i ricercatori hanno osservato anche una lieve differenza positiva della velocità di sprint sui 20 metri. La differenza nei partecipanti con livelli plasmatici di fillochinone inferiori o superiori a 1 nmol/L è stata di 0,02-0,03 m/s, mentre la differenza osservata nei partecipanti con livelli plasmatici di 25(OH)D inferiori o superiori a 50 nmol/L è stata, in media, pari a 0,02-0,03 m/s (una differenza di 0,05 m/s è considerata clinicamente significativa).
 
Nella coorte dello studio OAI, invece, l’assunzione combinata di quantità sufficienti di vitamina D e K al basale è risultata associata con un miglioramento della velocità di sprint sui 20 metri, del tempo di completamento dell’esercizio e del tempo impiegato per percorrere 400 metri al test omonimo.
 
Riassumendo
Lo studio in questione è uno dei primi ad avere documentato un vantaggio derivante dalla somministrazione di quantità adeguate di vitamina D e K nei pazienti con gonartrosi, là dove la sola supplementazione vitaminica D nei pochi trial clinici effettuati non è risultata efficace.
Il limite deriva dalla sua natura osservazionale, che non consente di definire un rapporto causa-effetto tra lo status vitaminico e il miglioramento della gonartrosi.
 
Nel commentare i risultati (che necessitano di conferme in trial clinici disegnati ad hoc), i ricercatori hanno sottolineato come la prassi di trattamento attuale non preveda di sottoporre a test i pazienti con gonartrosi per monitorare i livelli di vitamina K, né suggerisca un incremento di assunzione di questa vitamina in mancanza di dati a supporto di questo intervento e della assenza di uno standard di cura definito relativo al consumo di vitamina K.
 
Ciò detto, i ricercatori non hanno escluso di voler effettuare un piccolo studio osservazionale nella pratica clinica reale per verificare se il nutriente in questione sia in grado di migliorare la funzione.
 
Bibliografia
Shea MK, et al “Sufficient vitamin K status combined with sufficient vitamin D status is associated with better lower extremity function: a prospective analysis of two knee osteoarthritis cohorts” Arthritis Care Res 2017; DOI: 10.1002/acr.23451.
Leggi