Ipovitaminosi D in post-menopausa, il rischio di sindrome metabolica va su



Le donne in post-menopausa che presentano una condizione di deficit vitaminico D sono maggiormente esposte al rischio di insorgenza di sindrome metabolica rispetto a quelle con livelli vitaminici sufficienti.

E’ quanto suggerisce uno studio osservazionale di coorte brasiliano, recententemente pubblicato sulla rivista Maturitas.
Non solo: lo studio ha anche dimostrato come livelli di 25(OH)D <20 ng/mL siano legati ad una probabilità maggiore di andare incontro ad ipertrigliceridemia e a riduzione dei livelli di colesterolo HDL. Razionale dello studio
Alcune recenti evidenze suggeriscono un ruolo della condizione di deficit vitaminico D in diverse patologie croniche come l’obesità, l’ipertensione, il diabete e, di conseguenza, la sindrome metabolica (SM) e le malattie CV.

“Ad esempio, in una meta-analisi di 28 studi, livelli sierici elevati di 25(OH)D sono risultati associati ad una riduzione del 55% dell’incidenza di diabete, del 51% di SM e del 33% di malattie CV – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio”.

Tuttavia, nonostante l’evidenza a favore dell’esistenza di un’associazione tra i livelli di vitamina D nel sangue con la SM in gruppi di popolazione di differente età ed etnia, i dati per le donne in post-menopausa attualmente disponibili sono contraddittori.

Pertanto si impone la necessità di condurre più studi clinici per confermare l’associazione tra la SM e il deficit di vitamina D in questo sottogruppo di popolazione.

Il nuovo studio ha cercato di colmare il gap esistente al riguardo, proponendosi di valutare l’associazione tra il deficit vitaminico D e i fattori di rischio di SM in una coorte di donne in post-menopausa.

Disegno dello studio
Lo studio ha incluso 463 donne, di età compresa tra i 45 e i 75 anni, in menopausa da almeno un anno, che non assumevano supplementazioni di vitamina D e avevano una diagnosi di malattia CV.

I ricercatori hanno misurato i livelli di colesterolo totale, quelli di colesterolo HDL. LDL, i livelli di trigliceridi, glucosio, insulina e, last but not least, quelli di 25(OH)D.

La condizione di deficit vitaminico D era definita da livelli di 25(OH)D <20 ng/mL, mentre livelli compresi tra 20 e 29 ng/mL definivano la condizione di insufficienza e livelli pari ad almeno 30 ng/mçL quella di sufficienza vitaminica D. La diagnosi di SM era posta se soddisfaceva almeno 3 dei 5 criteri seguenti: 1) circonferenza toracica >88 cm; 2) trigliceridemia pari almeno a 150 mg/dL; 3) livelli di HDL <50 mg/dL, pressione arteriosa pari, almeno, a 130/85 mmHg e glicemia pari almeno a 100 mg/dL. Solo un terzo (32%) delle donne incluse nello studio presentava livelli sufficienti di vitamina D, a fronte di un altro terzo che presentava livelli insufficienti della vitamina (32,6%). Il rimanente 35,4% del campione di donne dello studio, invece, versava in condizioni di deficit franco di vitamina D. I livelli di attività fisica, il ricorso all'ormoterapia, lo status di fumatrice e la prevalenza di diabete o di ipertensione arteriosa erano simili in tutti i 3 gruppi di donne dello studio, come pure l'età, il BMI, i livelli di HDL e LDL, la glicemia, la circonferenza toracica, la pressione arteriosa, l'età alla menopausa e il tempo dall'inizio della menopausa. Risultati principali
Più della metà delle donne dello studio senza livelli sufficienti di vitamina D (<30 ng/mL), pari al 57,8% del totale, sono risultate affette da SM rispetto al 39,8% delle donne con livelli vitaminici D considerati sufficienti (P = 0,003). Livelli vitaminici D <30 ng/mL sono risultati associati con livelli più elevati di colesterolo totale, trigliceridi e insulina. La condizione di insufficienza vitaminica è risultata associata anche ad un punteggio più elevato dell'HOMA-IR, dove la condizione di insulino-resistenza è definita da un punteggio >2,7.

Dopo aggiustamento dei dati in base all’età, al tempo dalla menopausa, al BMI, allo status di fumatrice e al livello di attività fisica, è emerso che le donne con deficit di 25(OH)D avevano praticamente quasi raddoppiato la probabilità di andare incontro a SM rispetto a quelli con livelli sufficienti della vitamina (odds ratio [OR] 1,90).

Non solo: le donne con livelli deficitari di vitamina D presentavano una probabilità superiore del 55% di andare incontro a ipertrigliceridemia e a bassi livelli di colesterolo HDL. La riduzione delle concentrazioni di vitamina D correlava con un incremento del numero dei criteri identificativi di SM soddisfatti.

Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ipotizzato la possibile esistenza di alcuni meccanismi fisiopatologici che potrebbero spiegare l’effetto della vitamina D sulle componenti della SM:” La spiegazione più plausibile è che la vitamina D influenzi la secrezione e la sensitività all’insulina, che gioca un ruolo fondamentale nella SM”.

I ricercatori hanno anche notato la presenza di alcuni fattori di rischio condivisi tra le persone con diabete e quelle con livelli ridotti di vitamina D, quali l’età avanzata, l’appartenenza a minoranze etniche, la presenza della condizione di obesità e la tendenza alla sedentarietà.
“Per quanto la condizione di deficit vitaminico D sia osservabile nella vita dell’adulto un po’ a tutte le età, la riduzione delle attività all’aria aperta e la possibile riduzione della capacità della cute dell’anziano di sintetizzare 25(OH)D potrebbero contribuire alla maggiore prevalenza dell’ipovitaminosi D nelle donne in post-menopausa – sottolineano i ricercatori nella discussione del lavoro”.

Per quanto i ricercatori non escludano la possibile esistenza di una relazione causale tra l’ipovitaminosi D e livelli più bassi di colesterolo, le conoscenze attuali non consentono, tuttavia, di confermare quanto ipotizzato. Di qui la necessità di nuovi studi che chiariscano la natura di questa relazione.

“Le persone che svolgono attività fisica all’aperto in modo non episodico – concludono – una condizione che dovrebbe favorire l’innalzamento dei livelli di 25(OH)D in ragione della maggiore esposizione solare, sono quelle che, più probabilmente, seguono abitudini alimentari corrette, che potrebbero avere un’influenza positiva sul profilo lipidico”.

Bibliografia
Boteon Schmitt E et al. Vitamin D deficiency is associated with metabolic syndrome in
postmenopausal women. Maturitas. 2018;107:97-102.
Leggi