La supplementazione materna di vitamina D preserva la salute dei denti del nascituro



I bambini nati da donne supplementate con dosi elevate di vitamina D in gravidanza presentano meno rischi di cattive salute dentale. Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su JAMA Pediatrics.

La salute dentale in età pediatrica
Quasi il 38% dei bambini di età scolare presenta difetti a livello dello smalto dentale, ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro pubblicato.
“La vitamina D – continuano – è un fattore essenziale per la mineralizzazione, ma gli studi finora condotti sul suo impiego si erano limitati ad analizzare la mineralizzazione dell’osso”.

L’obiettivo dello studio è stato quello di ipotizzare la possibile esistenza di un meccanismo simile nella formazione dei denti durante la gravidanza.

Lo studio
Il nuovo studio ha preso le mosse dal trial COPSAC (the Copenhagen Prospective Studies on Asthma in Childhood ), nel corso del quale una coorte di 738 donne erano state randomizzate a supplementazione giornaliera con 2.400 UI di vitamina D o a placebo dalla 24esima settimana di gravidanza alla prima settimana dal parto. Tutte le donne dello studio, comunque, erano state supplementate con 400 UI/die di vitamina D come misura standard di trattamento, indipendentemente da quello assegnato dalla randomizzazione.

L’outcome primario dello studio originale era rappresentato dal riscontro di asma o di sibilo persistente nella progenie. I bambini di questa coorte sono stati seguiti nel corso di un follow-up della durata di 6 anni, che prevedeva anche un esame odontoiatrico.

Su 738 donne originariamente reclutate nel trial COPSAC, ne sono state prese in considerazione per il nuovo studio 623, che hanno dato alla luce 588 bambini.

Sul totale della progenie, erano disponibili i dati di follow-up a 6 anni nell’84% dei casi.

A questo punto, i ricercatori hanno esaminato i difetti a carico della smalto dentale sia nella dentizione permanente che in quella decidua. All’esame odontoiatrico a 6 anni, in 322 bambini (pari al 66,9% del campione) era spuntato almeno un molare permanente, mentre nel 47,2% del campione (47,2%) erano spuntati tutti e quattro i molari permanenti.

I risultati
Il rischio di difetti a carico dello smalto dentale nella dentizione permanente è risultato pressochè dimezzato nei bambini nati da madri supplementate con dosi elevate di vitamina D (2.400 UI/die) rispetto alla dose standard di 400 UI/die (aOR=0,42; IC95%= 0,23-0,73).
In modo analogo, la supplementazione vitaminica materna a dosaggio elevato è risultata associata ad una riduzione del rischio di difetti a carico dello smalto dentale nella dentizione decidua (OR=0,54; IC95%=0,30-0,94).
Lo studio, comunque, non è stato in grado di documentare l’esistenza di un’associazione tra la supplementazione vitaminica D e le carie.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno stimmatizzato le precedenti raccomandazioni sui livelli di vitamina D da supplementare nelle gestanti, considerati troppo bassi. Ciò detto, “lo studio – concludono -. suggerisce la supplementazione prenatale di vitamina D a dosaggio elevato, superiore allo standard di 400 UI/die, come intervento preventivo finalizzato a ridurre la prevalenza di difetti a carico dello smalto dentale della progenie, con benefici potenziali sulla salute dentale”.

In ragione dell’esecuzione delle visite odontoiatriche dopo la rottura della cecità dello studio, i ricercatori non hanno escluso l’esistenza di possibili bias dei risultati. Inoltre, è stato anche ricordato come l’outcome primario del trial originario non fosse originariamente disegnato per la valutazione degli endpoint odontoiatrici.

Di qui il suggerimento a condurre nuovi studi specifici ad hoc, in grado di approfondire questi aspetti e confermare il beneficio osservato della supplementazione prenatale di vitamina D sulla salute dei denti della progenie.

Bibliografia
Norrisgaard P, et al “Association of High-Dose Vitamin D Supplementation During Pregnancy with the Risk of Enamel Defects in Offspring” JAMA Pediatr; DOI:10.1001/jamapediatrics.2019.2545.
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