La vitamina D sembra ridurre il rischio di carcinoma al seno



Un nuovo studio recentemente pubblicato su PlosOne suggerisce l’esistenza di una riduzione del rischio di insorgenza di carcinoma mammario associata ai livelli di 25(OH)D circolante: nello specifico, lo studio ha documentato che, maggiori sono le concentrazioni di vitamina D, maggiore è la riduzione del rischio e che valori di concentrazione ≥60 ng/ml risultano essere quelli maggiormente protettivi.
 
Carcinoma mammario e vitamina D: come cambia con il variare delle concentrazioni vitaminiche?

In letteratura esistono documentazioni controverse di un’associazione tra livelli di vitamina D nel sangue e rischio di carcinoma al seno.
 
Mentre numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato l’esistenza di un’associazione tra livelli ematici elevati di 25(OH)D e un rischio ridotto di carcinoma mammario, pochi studi hanno valutato la forza di questa associazione in soggetti con livelli di vitamina D ampiamente nella norma (>40 ng/ml.
 
Gli autori del nuovo studio hanno studiato la relazione esistente tra le concentrazioni di 25(OH)D e il rischio di carcinoma mammario, prendendo a riferimento un ampio spettro di concentrazioni vitaminiche, in donne di età uguale o superiore a 55 anni.
 

Lo studio: disegno e risultati principali

I ricercatori hanno effettuato, pertanto, un’analisi in pool dei dati provenienti da uno studio prospettico di coorte (n=1.713) e da due trial clinici randomizzati (n=3.525), finalizzata a valutare se e fino a che punto concentrazioni elevate di vitamina D fossero associate ad un rischio ridotto di sviluppo di carcinoma mammario.
 
Le donne reclutate nello studio, tutte ultra55enni, avevano un’età media di 63 anni e non erano affette da tumore all’inizio dello studio.
 
I dati utilizzati per la successiva analisi sono stati raccolti in un arco di tempo di 15 anni (2002-2017), mentre l’osservazione dello stato di salute delle partecipanti allo studio si è tarata su un periodo medio di 4 anni.
 
Durante il periodo di conduzione dei 3 studi sopra citati sono stati registrati 77 nuovi casi di carcinoma alla mammella. “Il tasso di incidenza di carcinoma mammario, aggiustato in base all’età, è stato di 512 casi per 100.000 persone-anni nella coorte di individui considerata in toto – hanno ricordato i ricercatori nel presentare i risultati dello studio”.
 
L’analisi ha rivelato che le donne con le concentrazioni più elevate di 25(OH)D nel sangue erano esposte ad un rischio significativamente ridotto di carcinoma mammario: in primis, mettendo a confronto i tassi di incidenza, è stato osservato un tasso di incidenza di carcinoma mammario inferiore dell’82% nelle donne con concentrazioni di 25(OH)D  ≥60 vs <20 ng/ml (Rate Ratio = 0,18, P = 0,006).
 
In secondo luogo, le curve di sopravvivenza di Kaplan-Meier per le varie concentrazioni di 25(OH)D (<20, 20–39, 40–59 e ≥60 ng/ml) sono risultate significativamente differenti: la proporzione più elevata di individui non affetti da tumore è stata registrata nel gruppo di donne con concentrazioni di 25(OH)D ≥60 ng/ml (99.3%), mentre la più bassa nel gruppo di donne con concentrazioni di 25(OH)D  <20 ng/ml group (96,8%).
 
Da ultimo, l’analisi di regressione multivariata di Cox ha mostrato che le donne con concentrazioni di vitamina D circolante ≥60 ng/ml presentavano un rischio ridotto dell’80% di insorgenza di carcinoma mammario rispetto a quelle con livelli di vitamina D <20 ng/ml (HR = 0,20, P = 0,03), dopo aggiustamento dei dati in base all’età, al BMI, allo status di fumatore e all’assunzione di supplementazioni di calcio.
 
Le implicazioni dello studio

In conclusione, dai risultati dello studio è emerso che, più elevati sono i livelli di vitamina D circolante nell’organismo, più basso è il rischio di andare incontro a carcinoma mammario.
 
I dati ottenuti sottolineano l’importanza dei livelli di concentrazione di vitamina D da tenere presenti per verificare un possibile effetto protettivo della vitamina D: aumentare i livelli circolanti di vitamina D ben al di sopra dei 20 ng/ml (attualmente raccomandati dalla National Academy of Medicine USA) sembra essere utile per la prevenzione del carcinoma alla mammella.
 
Ciò premesso, i ricercatori invitano a valutare con cautela il loro lavoro che, per quanto in linea con gli studi precedenti, non consente ancora, in base a limiti metodologici intrinseci, di stabilire l’esistenza di una relazione causale tra i livelli di vitamina D e il rischio di carcinoma della mammella (relazione da approfondire in nuovi studi ad hoc).

 

Bibliografia

McDonnell SL et al. Breast cancer risk markedly lower with serum 25-hydroxyvitamin D concentrations ≥60 vs <20 ng/ml (150 vs 50 nmol/L): Pooled analysis of two randomized trials and a prospective cohort. PLoS ONE 13(6): e0199265. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0199265

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