Status vitamina D predice fertilità, risultati preliminari in modello animale



Uno studio di recente pubblicazione su Nature, condotto su ovini che vivono allo stato brado, ha documentato l’esistenza di un’associazione tra i livelli di vitamina D e il tasso di fertilità di questa specie animale.

Lo studio in questione non è il primo esistente in letteratura ad aver collegato la vitamina D alla salute riproduttiva di animali e uomini, ma è il primo ad aver stabilito l’esistenza di una connessione tra lo stato della vitamina D e il successo riproduttivo in una popolazione di animali selvatici.

Come è noto, il deficit di vitamina D è stato associato allo sviluppo di molte malattie dell’uomo e ad una riduzione del tasso di natalità nei roditori di laboratorio.

“Ciò- scrivono gli autori nell’introduzione al lavoro – suggerisce come il metabolismo della vitamina D possa influenzare due componenti centrali della selezione darwiniana: la sopravvivenza e il successo riproduttivo.”
“Allo stato attuale, tuttavia – continuano gli autori – non abbiamo alcuna idea di come la selezione naturale agisca realmente sulle variazioni del metabolismo della vitamina D in ragione dell’assoluta mancanza di studi sulle specie selvatiche”

In questo studio, sono stati misurati i livelli sierici di 25(OH)D una popolazione di pecore Soay ovini allo stato brado che da migliaia di anni abitano le isole di St Kilda, di proprietà del National Trust for Scotland e dichiarate nel 1986 dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità.

I risultati dello studio hanno mostrato che i livelli totali di 25(OH)D erano fortemente influenzati dall’età e che quelle dal vello bianco avevano livelli più elevati di 25(OH)D3 – vitamina D3 attivata – ma non di 25(OH)D2 – vitamina D2 – rispetto a quelle dal vello nero. Il polimorfismo del colore del vello in questa popolazione ovina è risultato essere controllato da un sintolo locus genico, a suggerire come lo status di vitamina D sia ereditabile in questa popolazione animale.

I ricercatori hanno documentato anche l’esistenza di una relazione molto forte tra le concentrazioni totali di 25(OH)D in estate e il tasso di fecondità misurato nella primavera successiva. Ciò ha portato all’osservazione di un’associazione positiva tra le concentrazioni totali di 25(OH)D e il numero di agnelli nati che sono sopravvissuti ad un anno dalla nascita, una componente fondamentale del successo riproduttivo delle femmine della specie.

Nel commentare i risultati, gli autori hanno sottolineato come, nella popolazione ovina considerata, la vitamina D3 prodotta per sintesi cutanea abbia contribuito in maniera più determinante alle concentrazioni totali di 25((OH)D rispetto alla vitamina D2 consumata durante la stagione estiva.

In conclusione, lo studio fornisce evidenze preliminari a favore di una base genetica e sottoposta a selezione naturale dello status di vitamina D in una popolazione animale selvatica.

E’ auspicabile che, in futuro, vengano condotte ricerche ulteriori finalizzate a comprendere la rilevanza di questi risultati per altri mammiferi, uomo incluso.

Bibliografia
Handel I et al. Vitamin D status predicts reproductive fitness in a wild sheep population. Nature 2016 Scientific Reports
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