Supplementazione vitamina D potrebbe non ridurre il rischio di cadute nell’anziano sano



Doccia fredda sull’impiego di vitamina D in funzione preventiva anti-frattura nell’anziano in buone condizioni di salute: stando al draft delle nuove raccomandazioni di trattamento provenienti da una influente task force medica USA (USPSTF), di recente pubblicazione sul web, non vi sarebbero sufficienti evidenze a favore della supplementazione di calcio o di vitamina D per prevenire le fratture nell’anziano.
Le nuove linee guida USPSTF, pertanto, hanno emesso una raccomandazione a sfavore del ricorso alla supplementazione vitaminica esclusivamente per questa indicazione specifica.
 
Come è noto, cadute e fratture rappresentano una delle cause principali di disabilità in età avanzata.
 
Nella realtà USA, in particolare, le cadute rappresentano la causa principale di incidenti e di morti associate a questi eventi negli ultra65enni.
Dalla revisione dell’evidenza disponibile in letteratura sull’argomento, i membri della Task Force hanno sottolineato la presenza ancora di incertezze relative alla reale efficacia di calcio e vitamina D nel prevenire le fratture a dosaggi più elevati, mentre è emerso chiaramente come il loro impiego a dosaggi più bassi non sia in grado di prevenirne l’insorgenza.
 
L’esercizio fisico, non importa quale tipologia, sembra essere invece più efficace
Di qui la necessirà di approfondire il beneficio potenziale di dosi elevate di calcio e di vitamina D per la prevenzione delle fratture dopo la menopausa.
 
Informazioni sulle linee guida
Il draft delle linee guida pubblicato sul web (aperto a commenti della classe medica USA fino alla fine del prossimo mese) si è proposto di valutare il rischio fratturativo e la sua prevenzione in adulti generalmente sani, di età superiore a 65 anni, residenti in ambienti domestici e non soggetti a problemi medici come osteoporosi, deficit di vitamina D, malattia di Parkinson o demenza.
 
Dopo avere distillato l’evidenza disponibile dai pochi studi esistenti al riguardo, gli estensori di queste linee guida hanno documentato che l’esercizio fisico si associa ad un beneficio moderato nel prevenire le cadute nell’anziano a rischio maggiore di cadute.
 
La task force non ha suggerito una tipologia di esercizio fisico particolare per conseguire l’obiettivo sopra indicato. Ciò premesso, gli estensori delle linee guida hanno sottolineato l’utilità degli esercizi di deambulazione, sotto supervisione medica, in grado di migliorare il bilanciamento del corpo.
 
“Tali esercizi – spiegano gli autori – possono essere eseguiti in gruppo o da soli e in ambiente domestico o extra-domestico”.
Tra le altre raccomandazioni formulate dalla Task Force vi è quella di controllare in modo selettivo il rischio di caduta nei soggetti anziani, fornendo loro successivamente opportunità di intervento adatte alla loro soglia specifica di rischio.
 
Per quanto la Task Force abbia implementato una raccomandazione a sfavore dell’impiego di vitamina D in funzione anti-frattura, va peraltro segnalata l’assenza di raccomandazioni a favore o contro la supplementazione vitaminica D nell’anziano per il mantenimento della stato di benessere generale dell’organismo.
 
Bibliografia
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