TBC polmonare, l’aggiunta di vitamina D ai farmaci potrebbe essere vantaggiosa



L’aggiunta, nel trattamento della TBC polmonare, di un intervento di supplementazione con vitamina D, potrebbe migliorare gli esiti di malattia.

Questo il verdetto di una metanalisi di recente pubblicazione su BMC Pulmonary Medicine che suffraga l’implementazione, nelle strategie farmacologiche attuali di trattamento della TBC, di terapie di combinazione che prevedano il ricorso alla vitamina D.

Vitamina D e TB: cosa si sa al riguardo di questa associazione

La vitamina D è coivolta nella risposta immunitaria dell’ospite contro l’agente eziologico della TBC, il M. tuberculosis.

L’impiego della vitamina D per il trattamento delle TBC è iniziato nel 1849, con l’osservazione che l’olio di fegato di pesce migliorava sia l’appetito che l’astenia in questi individui. Da allora, si sono accumulati dati che suggeriscono come l’aggiunta della vitamina D alla terapia farmacologica contro la TBC migliori la risposta al trattamento.

Ad oggi, tuttavia, i dati sull’efficacia della supplementazione vitaminica su alcuni esiti di trattamento, quali la conversione delle colture di escreato, la risposta clinica al trattamento, gli eventi avversi e la mortalità nei pazienti con TBC polmonare, sono contraddittori tra loro.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di approfondire i temi dell’efficacia e della sicurezza della supplementazione vitaminica D sul trattamento della TBC polmonare.

Lo studio: disegno e risultati principali

Per prima cosa è stata condotta una ricerca sistematica della letteratura, effettuata sui principali database bibliografici biomedici (Medline, Embase, Cochrane), finalizzata all’individuazione di tutti i trial clinici randomizzati (pubblicati fino alla fine del 2017) sull’impiego della supplementazione di vitamina D in pazienti con TBC polmonare che avevano analizzato alcuni outcome – conversione colture escreato, risposta clinica al trattamento, eventi avversi o mortalità -. Dalla ricerca bibliografica esperta sono emersi 8 trial, per un totale di 1.787 pazienti, sottoposti a differenti dosaggi di vitamina D (da 1.000 UI/die a 600.000 UI/mese) a diversi intervalli temporali.

I risultati della successiva metanalisi hanno mostrato che la supplementazione vitaminica D era in grado di aumentare il tasso di conversione sia nello striscio che in coltura di escreato (OR=1,21; IC95%=1,05-1,39; p=0,007; OR=1,22; IC95%= 1,04-1,43; p=0,02) mentre non migliorava i tempi di conversione (HR=1,07; IC95%=0,83-1,37; P = 0,62; HR=0,97, IC95%=0,76-1,23, P = 0,77).

Non solo: la supplementazione vitaminica D è stata in grado anche di migliorare le concentrazioni sieriche di 25(OH)D e di calcio, la conta linfocitaria e gli esiti alla radiografia toracica, mentre non ha avuto alcun effetto sugli eventi avversi, sulla mortalità e su altri indicatori (BMI, circonferenza vita fianchi, guadagno ponderale, livelli di CRP e di VES).

Quali sono i take-home message dello studio?

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come la metanalisi da loro pubblicata rappresenti quella più onnicomprensiva finora condotta ad aver approfondito gli effetti dell’aggiunta di vitamina D in pazienti affetti da TBC polmonare.

In ragione della sicurezza e dei bassi costi associati alla supplementazione vitaminica, lo studio suffraga tale pratica, in aggiunta alla terapia farmacologica della TBC, nel trattamento dei pazienti affetti dalla forma polmonare della malattia.

A questo punto, pertanto, sono necessari nuovi studi clinici randomizzati ben disegnati, che valutino l’efficacia della supplementazione vitaminica D – effettuata a diversi dosaggi, durate di trattamento differenti e diversi follow-up, – in base alla severità di malattia e ai polimorfismi del recettore della vitamina D, allo scopo di caratterizzare in modo più dettagliato il ruolo della vitamina D nei pazienti con TBC polmonare.

 

Bibliografia

Wu H-x et al. Effects of vitamin D supplementation on the outcomes of patients with pulmonary tuberculosis: a systematic review and metaanalysis. Wu et al. BMC Pulmonary Medicine (2018) 18:108

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