Vitamina D e obesità: scoperto un nuovo legame con il grasso epatico



Vitamina D e obesità: un nuovo studio ha mostrato che, nelle persone con elevato BMI, un recettore di questo nutriente sembra essere coinvolto nell’eccesso di grasso epatico, e non solo. È quanto emerge dai risultati di una ricerca firmata da giovani ricercatori della Società Italiana di Diabetologia, presentata al 55° Congresso annuale dell’EASD, a Barcellona. In particolare, si è visto che, negli obesi, il recettore della vitamina D (VDR) potrebbe avere un ruolo nella regolazione della risposta infiammatoria del tessuto adiposo e nell’eccessivo accumulo di grasso nel fegato.

 

La steatosi epatica

La steatosi epatica (anche detta fegato grasso) è determinata da un accumulo anomalo di alcuni grassi (trigliceridi) nelle cellule epatiche. Può insorgere in seguito a consumo di alcool e/o a sindrome metabolica (sovrappeso, eccesso di trigliceridi e colesterolo nel sangue, insulino-resistenza). Può causare debolezza e malessere oppure essere asintomatica, non per questo va sottovalutata. A lungo andare, infatti, può sfociare in fibrosi e cirrosi epatica.

 

Il legame tra vitamina D e steatosi epatica

La vitamina D svolge un ruolo importante in diversi processi metabolici e infiammatori.

In caso di insulino-resistenza, inoltre, si è vista una stretta associazione tra ridotti livelli circolanti nel sangue di vitamina D e sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e steatosi epatica.

I risultati di questo studio suggeriscono inoltre che, nelle persone obese, la vitamina D e il suo recettore possano essere coinvolte anche nei meccanismi che regolano l’accumulo di grasso nei vari tessuti del corpo. Questo nutriente e il suo recettore potrebbero rappresentare dunque un importante mediatore di malattia metabolica, regolando l’accumulo di grasso e la risposta infiammatoria. In futuro, questa nuova informazione potrebbe aprire le porte a un nuovo potenziale bersaglio terapeutico.