Vitamina D potrebbe migliorare infiammazione nel diabete tipo 2



La supplementazione di vitamina D potrebbe ridurre l’infiammazione cronica di basso grado nei pazienti con diabete tipo 2.
Queste le conclusioni di una rassegna sistematica di letteratura, con annessa metanalisi di trial clinic randomizzati, di recente pubblicazione su Nutrition reviews che sembra suffragare la bontà di questo intervento.

Razionale dello studio
La vitamina D è stata individuata da alcuni studi già presenti in letteratura come un possibile fattore di protezione dal diabete tipo 2 in ragione della sua capacità di regolare i meccanismi infiammatori sottesi alla patologia. Gli studi finora condotti sull’efficacia della supplementazione vitaminica D nel ridurre l’infiammazione in questi pazienti hanno dato, però, risultati contrastanti, probabilmente in ragione del differente disegno degli studi, delle variazioni di popolazione relativi ai livelli vitaminici D o a seguito dell’impossibilità di comprendere in modo esaustivo i meccanismi alla base dell’effetto combinato dell’esposizione solare e delle variazioni genetiche che sottendono il pathway della vitamina D.

Di qui la nuova rassegna sistematica della letteratura, con annessa metanalisi, che si è proposta di rivalutare la letteratura esistente finalizzata a superare il gap sopra indicato.

Disegno dello studio
Per prima cosa, è stata effettuata una ricerca bibliografica esperta della letteratura, condotta sui principali database bibliografici biomedici (MEDLINE, CINAHL, Embase, EBM Reviews), finalizzata all’individutazione di tutti i trial clinici pubblicati fino all’inizio dello scorso anno, relativi alla valutazione degli effetti della supplementazione vitaminica D (sotto qualunque forma, modalità di somministrazione e durata dell’intervento, non escludendo anche la co-supplementazione) rispetto al placebo sui marker di infiammazione nei pazienti con diabete tipo 2.
A questo step è seguita l’estrazione dei dati di outcome aggregati, la determinazione del rischio di bias e la valutazione della qualità dell’evidenza mediante ricorso allo strumento GRADE, già in uso nelle Linee Guida (the Grading of Recommendations, Assessment, Development, and Evaluation)

Risultati principali
La ricerca sistematica della letteratura ha portato all’individuazione di 28 trial clinici randomizzati che soddisfacevano i criteri di inclusione, 20 dei quali utilizzabili (per l’organizzazione dei dati) per la successiva metanalisi, per un totale di 1.270 pazienti.

Dai risultati è emerso che i gruppi sottoposti a supplementazione mostravano livelli più bassi di proteina reattiva C (SMD= -0,23; IC95%= 0,37, -0,09; p=0,002) e di TNF-alfa (SMD= −0,49; IC95%= −0,84, −0,15; P = 0,005), nonché livelli ridotti della VES (SMD= −0,47; IC95%= −0,89, −0,05; P = 0,03), e livelli più elevati di leptina (SMD= 0,42; IC95%= 0,04–0,81; P = 0,03) rispetto ai gruppi di controllo.

Al contrario, i ricercatori non sono stati in grado di rilevare differenze tra i gruppi di intervento (supplementazione) e i gruppi controlli relativamente ai livelli di adiponectina, IL-6 o E-selectina (tutti p>0,05).

Nelle successive analisi di meta-regressione e per sottogruppi, è emerso che l’età, il sesso di appartenenza, il BMI, la durata del diabete, lo status vitaminico D iniziale e la dose e la durata della supplementazione non hanno alterato i risultati sopra indicati.

Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno tenuto a sottolineare come la metanalisi da loro pubblicata rappresenti il primo lavoro pubblicato sull’efficacia anti-infiammatoria della supplementazione vitaminica D in pazienti con diabete tipo 2.

“Questa metanalisi – argomentano i ricercatori – suggerisce come la supplementazione vitaminica D possa rappresentare una terapia aggiuntiva benefica per ridurre l’infiammazione subclinica nei pazienti con diabete tipo 2, essendo potenzialmente in grado di prevenire, o quanto meno ritardare, la progressione di malattia”.

Ciò detto, i risultati di questa metanalisi suggeriscono la necessità di avere nuovi trial clinici randomizzati, meglio dimensionati in termini di numerosità di popolazione, che siano in grado di confermare gli effetti della vitamina D sui marker di infiammazione.
A tal riguardo, è importante che questi nuovi trial siano in grado di valutare gli endpoint clinici e gli effetti a lungo termine di modo che sia possibile determinare con maggior precisione se la riduzione dell’infiammazione si traduca in un miglioramento degli outcome di salute nei pazienti con diabete tipo 2.

“Ad oggi, infatti – puntualizzano i ricercatori – non può ancora essere raccomandata la supplementazione vitaminica D come misura di prevenzione primaria e secondaria del diabete a livello di popolazione”.

“Fino a che non possiamo ancora confermare gli effetti positivi della supplementazione vitaminica D sulla salute cardiometabolica in popolazioni specifiche, la migliore strategia da seguire è quella di provvedere all’introduzione di quantità adeguate di vitamina D mediante la dieta e l’esposizione solare protetta – concludono”.

Bibliografia
Mousa A et al. Vitamin D supplementation for improvement of chronic low-grade inflammation in patients with type 2 diabetes: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Nutrition Reviews, Volume 76, Issue 5, 1 May 2018, Pages 380–394
Leggi