50 Vero o Falso sulla Vitamina D


Vero, e per due ragioni:
1) l’80% del nostro fabbisogno di vitamina D è garantito mediante sintesi cutanea attivata dalla luce solare a partire dal colesterolo (precursore comune di tutti gli ormoni steroidei – glucorticoidi e ormoni sessuali) e solo il 20% dall’alimentazione;
2) come tutti gli ormoni, la vitamina D è capace di agire in distretti differenti rispetto al distretto in cui viene prodotta.

Falso! E’ la vitamina D3 (colecalciferolo) ad essere prodotta mediante sintesi cutanea, a partire dal 7 DHC (7-deidrocolesterolo), disponibile in grande quantità nella cute umana.

Vero, in quanto la proteina trasportatrice di vitamina D nel fegato, nota come Vitamin D binding protein (DBP), è in grado di legare sia la vitamina D3 che la vitamina D2 ma con una differente “efficienza”, nel senso che lega più facilmente la vitamina D3 anziché la vitamina D2.

Vero! Mentre la vitamina D3 di derivazione alimentare è presente soprattutto nella carne (pesci grassi e fegato)

Falso! La forma attiva della vitamina D3 è l’1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25(OH)2D3] o calcitriolo, che viene prodotto attraverso una serie di passaggi enzimatici a partire dalle due forme principali di vitamina D, il colecalciferolo o vitamina D3, e l’ergocalciferolo, o vitamina D2.

Falso! Al contrario, queste reazioni (che avvengono in vari tessuti) sono necessarie affinchè la vitamina D diventi biologicamente attiva e possa esercitare i suoi effetti ormonali

Falso! Il calcitriolo (vitamina D3 attivata) viene prodotto da una reazione di idrossilazione che si svolge nel rene.

Vero! Esistono due tipi di recettori della vitamina D: un recettore nucleare, che media le azioni ormonali lente della vitamina D (effetto genomico), e un recettore posizionato sulla membrana cellulare, che modula le risposte rapide della vitamina D (effetto non genomico).

Falso! E’ un metabolita prodotto nel fegato, noto come idrossivitamina D [25(OH)D]. Nonostante il calcitriolo sia 500-1000 volte più attivo di 25(OH)D, viene usato quest’ultimo per valutare lo stato della vitamina D sistemica, in quanto più stabile, dotato di emivita maggiore e più facilmente misurabile.

Falso! Le UI misurano, indifferentemente, le dosi assunte di vitamina D2 o vitamina D3. L’Unità internazionale è un’unità di misura della quantità di una sostanza, basata sul suo effetto, ovvero sulla sua attività biologica. In questo modo, è possibile poter confrontare diverse forme e preparazioni di vitamina D, in modo che forme o preparazioni differenti che hanno lo stesso effetto biologico contengano lo stesso numero di UI.

Vero! Il vetro assorbe tutte le radiazioni UVB: chi passa le giornate dietro a una finestra non avrà alcun effetto sulla sintesi di vitamina D

Vero! Il biossido di zolfo, uno dei principali componenti dell’inquinamento atmosferico, assorbe la radiazione ultravioletta.

Falso! Lo stato vitaminico D dipende dalla latitudine e che le persone che vivono in paesi nei quali vi sono un numero maggiore di ore di sole hanno un rischio inferiore di ipovitaminosi. Malgrado ciò, molteplici studi hanno dimostrato che la maggiore incidenza di ipovitaminosi D si verifica nei paesi Mediterranei quali Italia, Grecia e Spagna. Ciò, in quanto, al fattore latitudine si aggiungono altri fattori quali la limitata esposizione solare per motivi culturali-religiosi (in ragione del cresente fenomeno migratorio), l’obesità e il minor tempo passato all’aria aperta.

Vero! Alle nostre latitudini e durante la stagione estiva, è sufficiente esporsi al sole con entrambe le braccias scoperte e senza protezione solare per 15 minuti (fototipo chiaro) o 30 minuti (fototipo scuro), da metà mattina a metà pomeriggio. In inverno sono necessari 30 minuti (fototipo chiaro) o un’ora (fototipo scuro), intorno a mezzogiorno.

Vero! La presenza di malattie della pelle che impediscono l’esposizione solare è una della condizioni per le quali viene raccomandato il ricorso alla supplementazione vitaminica.

Falso! In linea molto generale, per una corretta produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, scoprendo braccia, viso e gambe.I tempi variano a seconda del fototipo, della latitudine e della stagione.

Falso, in quanto in quanto la quantità prodotta dipende anche dallo spessore della pelle e quella degli anziani è più sottile

Vero, in quanto , a parità di esposizione solare, nelle persone obese circola meno vitamina D perché essa tende ad essere immagazzinata nel tessuto adiposo.

Vero! E’ pari, ad esempio a 400 UI dalla nascita al primo anno di vita e a 2.300 UI nell’anziano.

Falso! Si è in presenza di ipovitaminosi D severa per concentrazioni sieriche di 25(OH)D <10 ng/ml. Concentrazioni sieriche di 25(OH)D comprese tra 10 e 20 ng/ml identificano una condizione di deficit di vitamina D

Falso! Si è in condizioni di normalità di vitamina D per concentrazioni sieriche di 25(OH)D comprese tra 30 e 150 ng/ml. Concentrazioni sieriche di 25(OH)D comprese tra 21 e 29 ng/ml indicano una condizione di insufficienza vitaminica

Falso, in quanto ogni eventuale eccesso di vitamina D3 non attivata (colecalciferolo) è distrutto dalla luce solare

Falso, e per 2 motivi:
1) la conversione nella forma metabolicamente attivia avviene a livello renale;
2) l’enzima coinvolto non è la 25 idrossilasi ma l’enzima 1alfa-idrossilasi

Falso! è attuata a livello di vari tessuti, sebbene la quota piu rilevante e attinente il controllo del metabolismo minerale si realizzi nei tubuli prossimali renali, richieda la presenza di ormone paratiroideo (PTH) e sia in parte modulata dai livelli sierici del calcio e del fosforo.

Vero! La 1-alfa idrossilasi renale è sottoposta ad un sistema di regolazione che si basa su un meccanismo di feedback negativo esercitato dalla vitamina D3 attivata (calcitriolo) sul rilascio di ormone paratiroideo (PTH). Il PTH è un potente attivatore della 1-alfa idrossilasi renale, avente la funzione di segnalare al rene la necessità di sintetizzare maggiori quantità di calcitriolo in presenza di una riduzione della calcemia. Anche la riduzione del fosforo sierico stimola l’enzima, ma con un meccanismo diretto.

Falso! Livelli ridotti di vitamina D causano il riassorbimento di tessuto osseo, mentre livelli ottimali esercitano un’influenza positiva sul metabolimo calcio-fosforico, aumentando l’efficienza dell’assorbimento intestinale di calcio, e incrementando il riassorbimento renale di calcio e fosforo ed intervenendo sull’attività osteoblastica e osteoclastica.

Vero! Ciò in quanto sarebbe in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e sopratutto di attivare alcuni meccanismi di trasporto del calcio a livello del reticolo sarcoplasmatico muscolare, essenziali per la contrazione muscolare

Falso! Recettori della vitamina D sono presenti anche negli osteoclasti.

Falso! L’ipovitaminosi D affligge la quasi totalità della popolazione anziana italiana. Ciò dipende dall’assunzione di una dieta povera di vitamina D (ridotto introiti di grassi animali) e dalla scarsa esposizione solare
Vero! La supplementazione di vitamina D (e di calcio, se il suo introito non risulta essere sufficiente), rappresenta, pertanto un presupposto essenziale a qualsiasi trattamento farmacologico per l’osteoporosi.
Falso! La vitamina D va normalmente somministrata per via orale, limitando l’utilizzo della via intramuscolare ai pazienti con severe sindromi da malassorbimento.
Falso! Il latte materno contiene quantità di vitamina D insufficienti (>80 UI/l) per la prevenzione del deficit di vitamina D nel primo anno di vita.
Falso! Il latte artificiale è in grado di assicurare il fabbisogno vitaminico fino a quando il bambino arriva a pesare 5-6 kg, cioè fino al divezzamento. Successivamente si ha riduzione della quota di latte in formula assunto, con conseguente riduzione dell’assunzione di vitamina D.
Falso! La vitamina D somministrata in gravidanza ha anche degli effetti sull’organismo materno e sulla funzione della placenta e, quindi, in generale, su quei meccanismi di adattamento che fanno sì che la gravidanza vada a buon fine, con la nascita di un bambino normopeso e normosviluppato.Inoltre, l’ormone sembra avere anche un ruolo nella prevenzione di alcune patologie materne
Vero! La supplementazione delle donne che allattano è finalizzata soprattutto a ricostituire i depositi di calcio materni e favorirne un assorbimento scheletrico adeguato, al fine di ridurre il rischio successivo di osteoporosi.
Falso! Eccezion fatta per alcunu casi particolari legati alla presenza di malattie croniche, l’anamnesi per la presenza di fattori di rischio di deficit vitaminico è ritenuta sufficiente per iniziare una supplementazione vitaminica.
Falso! Il rachitismo carenziale colpisce soprattutto i bambini adottati o figli di immigrati in ragione della pigmentazione scura della pelle (e della conseguente ridotta produzione fotocutanea di vitamina D), oppure per motivazioni culturali/religiose (abiti che limitano l’esposizione solare, come avviene nei paesi arabi).