La vitamina D e le creme solari: un rapporto conflittuale?



Belle giornate assolate rappresentano il coronamento di una vacanza, tuttavia per evitare le scottature è consigliato ricorrere alla crema solare: ma questa in quale modo ostacola il nostro organismo nel fare una salutare scorta di vitamina D?

Per rispondere a questo quesito e capire qual è la strategia per la migliore protezione è stato recentemente fatto uno studio ad hoc, pubblicato sul British Journal of Dermatology.

Da questo studio è emersa una novità importante: l’uso, se ottimale, della protezione solare, durante una vacanza al sole, non solo fa evitare le scottature ma permette comunque la sintesi della vitamina D.

 

Il sole: fonte di vitamina D ma anche di scottature

La luce del sole contiene radiazioni ultraviolette (UV)A e UVB. L’UVB è essenziale per la sintesi della vitamina D, ma è la principale causa di scottature e cancro della pelle. L’uso della protezione solare è raccomandato per ridurre gli effetti negativi del sole, ma può compromettere lo stato della vitamina D, essenziale per l’integrità scheletrica e associata a molti altri benefici per la salute. Come noto, infatti, la maggior parte della vitamina D (circa l’80%) è acquisita dall’esposizione solare.

 

Le radiazioni UVB e UVA

La radiazione ultravioletta solare terrestre contiene UVB e UVA. La prima, sebbene sia presente in modo molto minore, è più dannosa sia per le scottature solari, che per il rischio oncologico. Tuttavia, è proprio quella che permette la sintesi cutanea della Vitamina D.

Gli spettri di azione (dipendenti dalla lunghezza d’onda) che causano l’eritema e permettono la produzione cutanea della vitamina D si sovrappongono notevolmente, all’interno della regione ultravioletta (UV)B.

Teoricamente, dunque, le schermature solari che inibiscono l’eritema dovrebbero anche inibire la sintesi della vitamina D.

 

La protezione è importante, ma deve essere fatta in modo corretto

Fino ad oggi, gli studi sugli effetti inibitori delle creme solari sulla sintesi della vitamina D hanno dato risultati contrastanti, forse, in parte, perché le persone in genere applicano la protezione solare in modo non ottimale.

Va premesso che il fattore di protezione solare (SPF) di una protezione solare è una misura quantitativa della sua capacità di inibire l’eritema.

Il nuovo studio ha evidenziato come le creme solari con un indice UV molto alto (fattore di protezione solare, SPF 15), applicate con uno spessore sufficiente a inibire le scottature solari durante una settimana di vacanza, paiono permettere ancora un miglioramento molto significativo della concentrazione di 25idrossivitamina D3 nel sangue.

 

Lo studio

L’impatto della protezione solare sullo stato della vitamina D è stato studiato durante una vacanza al sole di una settimana a Tenerife. Sono stati fatti confronti tra due formulazioni, ciascuna con un fattore di protezione solare (SPF) di 15. Il fattore di protezione UVA (PF) era basso in un caso e alto nell’altro.

Dai risultati è emerso che una protezione solare ad alto contenuto di UVA-PF consente una sintesi di vitamina D significativamente più elevata rispetto a una protezione solare a basso contenuto di UVA-PF perché la prima, per impostazione predefinita, trasmette più UVB della seconda.