La vitamina D nei gruppi etnici e razziali



I livelli ottimali di vitamina D possono variare per i diversi gruppi etnici e razziali. È quanto emerge da uno studio di ricercatori della Rutgers e della University of California, San Francisco, pubblicato sulla rivista Metabolism, Clinical and Experimental. Quando si raccomandano integratori di vitamina D, dunque, ogni singolo paziente andrebbe considerato come se avesse esigenze diverse. Basarsi su linee guida uguali per tutti non sarebbe quindi, secondo questo studio, sufficiente. Ecco perché sarebbe consigliabile valutare con attenzione i dosaggi da somministrare caso per caso, migliorando i test per i livelli di vitamina D attualmente disponibili. In caso di carenza di vitamina D, soprattutto se importante, meglio quindi evitare il fai da te e ricorrere a uno specialista.

 

Servono maggiore standardizzazione e studi più approfonditi

“Persistono le raccomandazioni, basate su studi precedenti, che utilizzano una serie di test diversi per i livelli di vitamina D. Non sorprendentemente, le linee guida attuali variano”, ha detto l’autore Sylvia Christakos, un professore della Rutgers New Jersey Medical School. “In particolare, non è chiaro se i livelli ottimali per la vitamina D siano gli stessi per i caucasici, i neri o gli asiatici”. Alcuni laboratori stanno implementando test migliori e si stanno facendo sforzi per standardizzare i risultati dei diversi centri.

 

La complessità della corretta supplementazione di vitamina D potrebbe essere maggiore di quanto si creda oggi

 

Lo studio dimostra che i livelli ottimali di calcio e vitamina D possono essere diversi per i diversi gruppi razziali, introducendo nuovi parametri nell’impostazione di una corretta supplementazione.

È noto, per esempio che sono più a rischio di carenza di vitamina D le persone con la pelle scura di origine africana, afro-caraibica e sud asiatica.

Queste nuove evidenze aggiungono complessità al difficile compito del medico che deve valutare il corretto dosaggio per gli integratori di vitamina D. Dallo studio, in particolare, è anche emerso che una maggiore integrazione di vitamina D non dà necessariamente migliori risultati, confermando studi precedenti e sottolineando l’importanza di ricerche più approfondite, mirate a comprendere come personalizzare al meglio la supplementazione di questo nutriente.