Carenza di vitamina D, alterazione cognitiva e tiroidite di Hashimoto, quale relazione?



I livelli di vitamina D nel sangue sono associati, in modo significativo, alla presenza di alterazioni cognitive nei pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto (HT): lo dimostrano i risultati di uno studio recentemente pubblicato su BMC Endocrine Disorders che, se confermati in futuri studi prospettici, potrebbero prefigurare un possibile impiego della vitamina a fini preventivi e terapeutici in questa condizione.
 
Che cosa è la tiroidite di Hashimoto?
La HT è una malattia autoimmune cronica della ghiandola tiroide di frequente riscontro in clinica, caratterizzata dalla presenza di gozzo non dolente e da un titolo elevato di anticorpi diretti contro la tiroide. Un numero crescente di studi suggerisce l’esistenza di quadri di alterazione cognitiva nei pazienti con HT, indipendentemente dalla presenza di disturbi della funzione tiroidea.
 
Queste alterazioni cognitive, riscontrate in pazienti con HT, sono risultate associate con un innalzamento del rischio di depressione e al presenza di alterazioni nello svolgimento delle normali azioni quotidiane in questi pazienti.
Di qui l’importanza di identificare dei fattori di rischio per la presenza di alterazione cognitiva in pazienti con HT.
 
Razionale e obiettivi dello studio
E’ noto che la vitamina D, oltre a svolgere il ruolo primario di regolazione del metabolismo calcio-fosforo, potrebbe avere un effetto neuro-protettivo, sopprimendo sia l’infiammazione che lo stress ossidativo e che una carenza di questa vitamina rappresenta un evento di frequente riscontro nei pazienti con HT.
 
In ragione del coinvolgimento della vitamina D nelle alterazioni cognitive osservate in individui NON affetti da HT e della prevalenza elevate di una condizione vitaminica carenziale in pazienti con HT, i ricercatori si sono proposti di verificare se i livelli di vitamina D fossero associati con il riscontro di alterazione cognitiva in pazienti con HT.
 
Disegno e risultati principali
Per questo studio sono stati reclutati 194 pazienti con HT e 200 volontari sani. La funzione cognitiva è stata valutata mediante un apposito punteggio validato MoCA (Montreal Cognitive Assessment score): gli individui con punteggi MoCA
 
Dall’analisi dei dati è emerso che 55 pazienti con HT (pari al 28,4% sul totale) avevano diagnosi di MCI. Non solo: i pazienti con MCI hanno mostrato livelli di vitamina D nel sangue significativamente più bassi rispetto ai pazienti senza MCI (33,9 ± 6,2 vs. 44,3 ± 9,6 nmol/l, p< 0,001).
 
La presenza/assenza di MCI è risultata associata a differenze significative dei quartili di concentrazione di 25(OH)D (p<0,001).
Nello specifico, i risultati ottenuti all’analisi multivariata hanno mostrato che i livelli di 25(OH)D compresi nel range ≤ 34.0 e ≥ 47.1 nmol/L) erano significativamente associati con MCI nei pazienti con HT(1) OR=6,279, IC95%=2,673-14,834, p<0,001; 2) OR= 0,061, IC95%= 0,008-0,491, p=0,009, rispettivamente).
 
Riassumendo
I risultati dello studio suggeriscono l’esistenza di una relazione significativa tra i livelli di vitamina D e le alterazioni cognitive osservate in pazienti con HT. E’ auspicabile la prossima implementazione di nuovi studi che sia in grado di replicare quanto osservato su popolazioni più ampie di pazienti, magari utilizzando una batteria di test ridotti a specifici domini selezionati di alterazione cognitiva.
 
Bibliografia
Xu J et al. Low vitamin D levels are associated with cognitive impairment in patients with
Hashimoto thyroiditis. BMC Endocrine Disorders201818:87
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