Il rachitismo carenziale: è solo un ricordo lontano?



La parola rachitismo fa riaffiorare alla mente fotografie in bianco e nero, bimbi con calzoncini corti e bretelle, povertà estrema, piatti quasi vuoti e pance brontolanti: altre epoche insomma. Nulla di più illusorio. Si tratta, infatti, di una malattia presente ancora anche nei Paesi industrializzati. Questa patologia, tipica dell’età pediatrica, comporta conseguenze tutt’altro che secondarie, a cominciare da uno scarso accrescimento. Caratterizzato dalla carenza di vitamina D, il rachitismo carenziale è tuttavia prevenibile attraverso un corretto stile di vita.

 

Cosa è il rachitismo?

Il rachitismo è una malattia dovuta a una difettosa mineralizzazione delle ossa, che risultano più fragili e deformabili. La causa principale è la mancanza di calcio e/o di vitamina D. Si tratta di due carenze correlate: la vitamina D è coinvolta infatti nell’assorbimento del calcio a livello intestinale. Ne consegue una diminuzione del minerale nel sangue che, a sua volta, induce il riassorbimento a livello renale e dalle ossa. Ecco il perché della scarsa mineralizzazione ossea e della conseguente fragilità dello scheletro.

Esistono diverse forme di rachitismo, quella più comune è quella carenziale, caratterizzata appunto da un insufficiente apporto di vitamina D. Questo può essere dovuto a molteplici problematiche di salute (come per esempio malattie genetiche, renali, epatobiliari o intestinali) ma anche da errati stili di vita.

 

Gli errori negli stili di vita: quando la carenza di vitamina D è evitabile

Tra gli errati stili di vita, incidono particolarmente in modo negativo una insufficienza esposizione solare e la malnutrizione con scarsa assunzione di cibi che contengono calcio e vitamina D.

Il rachitismo dovuto a errori evitabili si verifica, infatti, prevalentemente per:

  • una insufficiente esposizione al sole, per esempio per un vestiario troppo coprente o per istituzionalizzazione o comunque insufficiente tempo all’aria aperta,
  • per abitudini dietetiche scarse in apporto di calcio e vitamina D
  • per un deficit materno di vitamina D in gravidanza
  • per prolungato allattamento materno senza adeguata integrazione di vitamina D nelle prime epoche di vita
  • per il ridotto assorbimento intestinale di calcio dovuto a un eccessivo consumo di alimenti a elevato contenuto di fitati.

Va sottolineato, infine, che l’esposizione al sole deve essere diretta, se avviene dietro a un vetro non serve, e nemmeno se la cute viene protetta sempre da filtri solari.