Supplementazione vitaminica D migliora la salute ossea nei pazienti HIV positivi



Stando ai risultati di un trial clinico di recente pubblicazione sulla rivista JAIDS (Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes), la supplementazione vitaminica D per 12 mesi migliora i marker di salute ossea in giovani adulti (18-25 anni) affetti da HIV, suggerendo un possibile impiego futuro di questa vitamina in questi pazienti.

“Le persone sieropositiva per il virus HIV – ricordano gli autori dello studio – sono a rischio di osteoporosi e fratture, nonché di altri problemi cronici nel tempo, a partire dal tempo dell’infezione e del ricorso alla terapia antiretrovirale”.

Lo studio, un trial randomizzato, in doppio cieco, controllato vs trattamento attivo, prevedeva la supplemementazione di vitamina D a dosi elevate in 102 pazienti reclutati in due stati USA tra il 2012 e il 2014”.

I partecipanti allo studio erano in terapia antiretrovirale di combinazione stabile (cART) da almeno 12 settimane, per una durata cumulativa di trattamento pari almeno a 6 mesi.

Nessuno di pazienti reclutati nel trial ha preferito cambiare, durante il follow-up dello studio, sia il regime di cART utilizzato che l’alimentazione, l’esposizione al sole o lo svolgimento di attività fisica.

I pazienti avevano un’età mediana pari a 20 anni, erano in prevalenza di sesso maschile (64%) e quasi tutti di etnia Afro-Americana (89%).
Inoltre, erano tutti affetti da deficit vitaminico D, con livelli sierici basali di 25(OH)D <30 ng/mL. I ricercatori hanno stratificato il campione di pazienti in base all'impiego di efavirenz, randomizzandoli, successivamente, al trattamento con 18.000 UI/mese di vitamina D (colecalciferolo a dosaggio standard – usato come controllo attivo) o con 60.000 UI/mese (dosaggio moderato) o 120.000 UI/mese (dosaggio elevato) Lo status vitaminico D complessivo era calcolato sulla base delle concentratazioni sieriche di 25(OH)D dopo un digiuno di 8 ore. I ricercatori hanno effettuato anche misurazioni plasmatiche dei marker di turnover osseo e sono ricorsi alla DEXA per misurare la densità minerale ossea a livello della colonna lombrare e dell'anca in toto al basale e dopo 12 mesi di follow-up. Sul totale di 102 pazienti, 81 hanno portato a termine il trattamento e sono stati visitati alla fine del follow-up. I risultati hanno mostrato, alla fine del periodo di osservazione previsto dal protocollo, che le concentratazioni sieriche di 25(OH)D erano aumentate in modo significativo in tutti i gruppi. Nello specifico, un numero maggiore di pazienti sottoposti a supplemementazione a dose elevata ha mantenuto le concentratazioni sieriche di 25(OH)D nel range ottimale di 30 ng/mL o di almeno 20 ng/mL (85% e 93%, rispettivamente) rispetto a quelli supplemementati con vitamina D a dosaggio moderato (54% e 88%) e a dosaggio standard (63% e 80%). Tutti i gruppi in studio, inoltre, hanno sperimentato un incremento della densità minerale ossea, anche se solo i pazienti sottoposti a supplemementazione a dosaggio elevato hanno mostrato riduzioni significative dei marker di turnover osseo. Infine, dopo 12 mesi, non sono state rilevate differenze significative dei marker di attività di malattia da HIV tra i gruppi in studio. Pur con le dovute cautele (la densità minerale ossea è migliorata in alcuni pazienti, ma la relazione causa-effetto con la supplemementazione D non è ancora provata, come pure la natura dell'associazione osservata nello studio tra la riduzione dei marker di turnover osseo e il miglioramento della salute osseo), i risultati incoraggiano la prosecuzione delle ricerche che potrebbero portate, in un prossimo futuro, a prendere in considerazione la supplemementazione vitaminica D nei pazienti sieropositivi per il virus HIV. Bibliografia
Eckard AR et al. Effects of Vitamin D Supplementation on Bone Mineral Density and Bone Markers in HIV-infected Youth. JAIDS Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes. Publish Ahead of Print():, SEP 2017
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