Vitamina D, c’è un legame tra carenza e biomarker infiammatori e cardiovascolari



Uno studio osservazionale di un gruppo anglosassone, appena pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, rivela che i soggetti anziani sani, ma con una carenza di vitamina D, tendono ad avere livelli più elevati di marker legati alle malattie cardiovascolari e a condizioni infiammatorie come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.
In particolare, gli individui carenti hanno mostrato di avere livelli significativamente più elevati di interleuchina-6 (IL- 6 ) di proteina C reattiva (PCR) e un rapporto tra IL- 6 e IL-10 e uno tra PCR e IL-10 più alto rispetto ai loro coetanei non carenti.

“Questo è il primo studio a dimostrare che lo stato della vitamina D è correlato ai marker dell’infiammazione in una popolazione di anziani autosufficienti e il primo a indagare il legame tra vitamina D e indici infiammatori, che possono essere misure più affidabili dell’infiammazione” ha detto una delle autrici dello studio, Mary Ward, dell’Ulster University di Coleraine, nell’Irlanda del Nord.

“I risultati suggeriscono che gli adulti anziani con una deficit di vitamina D possono essere a rischio di avere un profilo immunitario maggiormente proinfiammatorio … il che, di per sé, può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie acute o croniche, tra cui malattie cardiovascolari, osteoporosi e disfunzioni cognitive. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati” ha aggiunto la ricercatrice.

La presenza di livelli inadeguati di vitamina D è comune negli anziani e può essere implicata in una disfunzione del sistema immunitario, ma pochi studi finora avevano indagato su questa problematica in una coorte esclusivamente anziana, scrivono gli autori della ricerca, coordinati da Eamon Laird, del Trinity College di Dublino.

Il lavoro appena pubblicato è uno studio eseguito su un registro nordirlandese, la Trinity Ulster and Department of Agriculture (TUDA) aging cohort, istituito per studiare i fattori nutrizionali e le interazioni tra genoma e nutrienti nello sviluppo di malattie croniche in soggetti adulti di età superiore ai 60 anni.

Per valutare la possibile correlazione tra livello di vitamina D e marcatori dell’infiammazione, i ricercatori hanno analizzato i dati di 957 partecipanti ipertesi della coorte, equamente divisi tra uomini e donne, con un’età media di 70,5 anni, una pressione arteriosa media di 154/80 mm Hg e, nel 90% dei casi circa, in terapia con almeno un farmaco antiipertensivo.
Rispetto ai soggetti con livelli sierici di vitamina D sufficienti (> 75 nmol/l), quelli deficitarii (< 25 nmol/l) hanno mostrato di avere livelli significativamente più elevati dei biomarker infiammatori IL-6 e PCR (P < 0,05) e una maggiore probabilità di avere un rapporto IL- 6/IL-10 e un rapporto PCR/IL-10 superiori a 2, dove l’IL-10 rappresenta un biomarker antinfiammatorio.

“C’è … un urgente bisogno di ulteriori studi per accertare con certezza quale sia la concentrazione di vitamina D ottimale per la funzione immunitaria e le potenziali implicazioni delle crescenti raccomandazioni sull’assunzione di vitamina D da parte della popolazione ” scrivono i ricercatori.
“Credo che siamo ormai tutti convinti che l’infiammazione sia un fattore cruciale in tante malattie … per cui c’è una logica nel pensare di cercare di ridurre l’infiammazione cronica con qualcosa di semplice come la vitamina D, che potrebbe avere un ulteriore effetto sul rischio di malattia cardiovascolare aterosclerotica” scriveva Clifford J. Rosen ( della Tufts University School of Medicine di Boston) nella dichiarazione scientifica dell’Endocrine Society sugli effetti non scheletrici della vitamina D, pubblicata nel 2012 su Endocrine Reviews.

Tra i punti di forza dello studio appena uscito, ha commentato ora Rosen, vi sono l’aver studiato una popolazione anziana, formata da pazienti con un reale deficit di vitamina D e con diverse comorbidità.

Tuttavia, ha avvertito l’esperto, “finché non si fanno trial randomizzati, questi studi osservazionali hanno un valore informativo limitato”. Nel mese di giugno 2016, ha ricordato Rosen, dovrebbe essere completato lo studio VITAL (Vitamin D and Omega-3 Trial), un trial clinico randomizzato su 20 000 uomini e donne in cui si stanno valutando outcome importanti e che dovrebbe fornire un quadro più chiaro del ruolo della vitamina D e degli acidi grassi omega-3 nella prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari.

Ci sembra opportuno precisare che quella esposta è una ricerca sperimentale che per ora non deve dare alcuna indicazione terapeutica per la quale sono necessarie, da una parte maggiori evidenze cliniche, dall’altra le indispensabili approvazioni delle autorità regolatorie.

E. Laird, H. McNulty, M. Ward. Vitamin D deficiency is associated with inflammation in older Irish adults. J Clin Endocrinol Metab 2014
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