Vitamina D e psoriasi: durata malattia correla con riduzioni livelli vitaminici



Uno studio caso-controllo, pubblicato su Medicine, ha dimostrato che i pazienti psoriasici mostrano, rispetto a volontari sani, ridotti livelli di vitamina D nel sangue. Se saranno confermati in nuovi studi osservazionali e di intervento (trial clinici randomized), i risultati di questo studio rafforzano le evidenze a favore dell’associazione tra i livelli di vitamina D circolante e la durata della psoriasi.

 

Psoriasi e vitamina D: una relazione controversa

Recenti studi di letteratura si sono già focalizzati sull’associazione esistente tra alcune condizioni dermatologiche – come la dermatite atopica e la psoriasi – con livelli di vitamina D inferiore alla norma o decisamente molto bassi.

 

“I dati sull’associazione – ricordano i ricercatori – sono attualmente controversi. Osservazioni iniziali hanno dimostrato livelli significativamente ridotti di vitamina D in pazienti psoriasici, quando messi a confronto con i livelli osservati in volontari sani. Studi più recenti, tuttavia, non hanno confermato questi risultati”.

 

Va comunque tenuto presente che molti fattori possono influenzare la prevalenza della condizione di insufficienza o di carenza vitaminica D: tra questi abbiamo l’etnia di appartenenza, l’esposizione alla radiazione ultravioletta, l’assunzione alimentare di vitamina D e, da ultimo ma non in ordine di importanza, la considerazione delle soglie per definire la condizione di carenza vitaminica D. Di qui la necessità di valutare con attenzione i dati, quando si mettono a confronto studi diversi.

 

L’obiettivo del nuovo studio, pertanto, è stato quello di contribuire a dirimere la questione, approfondendo le conoscenze sull’associazione tra la psoriasi e i livelli di vitamina D, reclutando, tra il 2012 e il 2014, 561 individui. Di questi, 170 erano affetti da psoriasi, 51 da malattia bollosa autoimmune, e 340 non erano affetti da alcuna malattia.

 

I ricercatori hanno preso, per ciascuno di essi, i dati anagrafici e quelli relativi alla misurazione dei livelli di 25(OH)D e alla stagione di misurazione di questo parametro.

 

Risultati principali

I livelli di vitamina D sono risultati significativamente differenti tra i 3 gruppi sopra indicati: nello specifico, i pazienti psoriasici hanno mostrato livelli significativamente ridotti di 25(OH)D (21,8 ng/ml) dei controlli sani (34,3 ng/ml) (p=0,0007). Inoltre, i pazienti con malattia bollosa autoimmune sono stati quelli con i valori medi di vitamina D più bassi in assoluto (18,2 ng/ml).

 

I risultati dell’analisi di regressione multipla lineare hanno mostrato, infine, che i livelli circolanti di vitamina D erano influenzati dall’età, dalla stagione di misurazione di questo parametro e dalla durata temporale della psoriasi.

 

Limiti e implicazioni dello studio

Nonostante alcuni limiti intrinseci dello studio (natura osservazionale, numero ridotto di individui sottoposti a trattamento con farmaci biologici immunosoppressori), che suggeriscono la necessità di ulteriori approfondimenti da fare in nuovi studi di intervento, i risultati confermano il riscontro di livelli vitaminici D ridotti in pazienti psoriasici rispetto a quanto osservato in soggetti sani, suffragando le evidenze a favore dell’associazione tra i livelli vitaminici D e la durata della psoriasi.

 

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio hanno ipotizzato, alla base dell’osservazione di livelli vitaminici D più bassi nei pazienti psoriasici rispetto ai controlli, l’esistenza di alcuni fattori.

 

“I bassi livelli di 25(OH)D osservati nei pazienti psoriasici – argomentano i ricercatori – possono essere causa o conseguenza della psoriasi, essendo il risultato della mancata esposizione solare, del frequente impiego di farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D (ad esempio i glucocorticoidi e i farmaci immunosoppressori), oppure il risultato di una ridotta assunzione di 25(OH)D”.

 

Per fare un esempio: è tipico dei pazienti psoriasici, eccezion fatta per quelli sottoposti a fototerapia, l’abitudine a nascondere le aree cutanee affette dalla malattia. Se questo comportamento si prolunga negli anni, potrebbe portare a ridotta esposizione agli UV, con conseguente riduzione dei livelli di vitamina D.

 

Ciò spiegherebbe perchè i pazienti psoriasici di lungo corso, non sottoposti a fototerapia, siano maggiormente suscettibili a sviluppare condizioni carenziali di vitamina D.

 

Un’altra spiegazione dei bassi livelli di 25(OH)D nei pazienti psoriasici attiene al possibile ruolo patogenetico della vitamina D nella psoriasi: “La psoriasi – spiegano i ricercatori – è considerata una malattia infiammatoria autoimmune Th1-Th17-Th22, coinvolgendo sia i meccanismi dell’immunità innata che quelli dell’immunità acquisita. E’ noto che livelli ridotti di 25(OH)D sono associati ad un rischio maggiore di insorgenza di malattie autoimmuni Th1-mediate. Inoltre, è stato dimostrato un effetto soppressivo o di inibizione della vitamina D in molte malattie autoimmuni (artrite reumatoide, diabete tipo 1, malattie infiammatorie croniche intestinali, sclerosi multipla), mediato da recettori presenti su linfociti T attivati”.

 

Bibliografia

Filoni A et al. Association between psoriasis and vitamin D: Duration of disease correlates with decreased vitamin D serum levels: An observational case-control study. Medicine (Baltimore). 2018 Jun;97(25):e11185. doi: 10.1097/MD.0000000000011185.