Vitamina D: una protezione verso il cancro al seno



La vitamina D presenta numerose proprietà, è noto, ma non tutti sanno che livelli più alti di questo nutriente potrebbero ridurre il rischio di cancro al seno.

Secondo uno studio pubblicato su PLoS One, in particolare, concentrazioni di vitamina D di 60 ng/mL o superiori nel plasma sanguigno ridurrebbero significativamente il rischio di tumore alla mammella tra le donne in menopausa.

 

Tumore alla mammella: una patologia purtroppo comune per le donne

Il cancro al seno rappresenta il più comune tumore nelle donne. Il rischio di svilupparlo, nell’arco della vita media, è estremamente alto: riguarda infatti, in teoria, 1 donna su 8 (Dati AIOM 2018). Per tradurre questo dato statistico nella realtà concreta, basti pensare che, nel 2018, in Italia sono stati diagnosticati 52 300 nuovi casi di tumore della mammella, pari al 14% di tutti i tumori maligni incidenti totali e al 30% nel solo sesso femminile.

L’identificazione e l’attuazione di efficaci strategie di prevenzione primaria è fondamentale, perché potrebbero ridurre i tassi di incidenza.

 

Il ruolo della vitamina D nel tumore al seno

Il recettore della vitamina D, in particolare della sua forma 1,25 D, è presente sia nella ghiandola mammaria sia nelle cellule del tumore mammario. Il legame della vitamina D con tale suo recettore regola il normale sviluppo della ghiandola mammaria e la sua sensibilità alla cancerogenesi.

La vitamina D, tra le altre cose, è implicata in meccanismi che sopprimono l’attività proliferativa e che inibiscono l’effetto anti-apoptotico, cioé quella capacità delle cellule tumorali di sopravvivere di più di quelle sane. In particolare, il complesso recettore-vitamina D inibisce, nelle cellule di tumore mammario, il ciclo cellulare (cioé la replicazione delle cellule maligne), e attiva l’apoptosi cioé il suicidio programmato della cellula), l’autofagia (meccanismo di rimozione selettiva di componenti cellulari danneggiati) e la differenziazione.

Si tratta di vantaggi molto importanti, ma non sono i soli. L’attivazione del recettore pare in grado di proteggere le cellule dal danno del DNA, inoltre attiva il sistema immunitario e sopprime l’infiammazione, l’angiogenesi e la formazione di metastasi.

In pratica agisce con meccanismi che possono portare in una ridotta trasformazione neoplastica delle cellule.

Si è notato, infine, che la carenza di vitamina D è comune nelle pazienti con tumore al seno e che il suo deficit è associato a un maggiore rischio di sviluppo e progressione della malattia.